Quale orizzonte per l’Italia di domani

Matteo Renzi è ormai accerchiato da una serie di dissensi dai quali, malgrado la sua inusitata concentrazione di potere, difficilmente potrà uscirne indenne.

Nel centrodestra ormai la frattura fra Popolari e Lepenisti è insanabile. Una alleanza fra queste due realtà non avrebbe senso e, quindi, non vita lunga. Passate le ingarbugliate elezioni Amministrative e la “madre” di tutte le battaglie, il Referendum abrogativo della riforma costituzionale, ognuno dovrà riconsiderare, in un modo o nell’altro, le proprie prospettive politiche per poter governare l’Italia. Un Paese, come non mai dal dopoguerra in poi, stanco, avvilito, preoccupato, sfiduciato, che merita invece una svolta decisiva per la sua ripresa.

La Politica, quella nobile e vera, dovrà sapersi misurare, con un coraggioso sussulto di orgoglio, per riconquistare quella credibilità, quella autorevolezza perduta che la rende prigioniera dei poteri forti, con le conseguenze disastrose che da qualche anno tristemente conosciamo. Quale, dunque, uno scenario appropriato verso il quale dirigersi con razionalità e lungimiranza? Due le condizioni imprescindibili e determinanti.

La prima. Un Partito Democratico non più renziano, di sinistra moderata, con una riscoperta dei suoi valori storici “rottamati” con disinvoltura dall’attuale suo segretario con una inevitabile crisi di identità. La seconda. Un Centro Popolare riunificato dalle sue attuali disarticolazioni, rappresentato da una guida rinnovata ed autorevole per la ricostruzione di una società più giusta, più equilibrata, meno soffocata da tasse, burocrazia, scandali, in grado di incidere meglio nel contesto europeo.

Realizzate queste condizioni, è possibile immaginare un diverso Governo di coalizione, capace di sconfiggere le tendenze populiste e antieuropee presenti non solo nel nostro Paese che, certo, non giovano alla ripresa? Perché no? Tutto dipenderà dalla capacità dei partiti di individuare una classe dirigente all’altezza dei compiti che un elettorato maturo e consapevole saprà sostenere con il proprio voto e con una rinnovata capacità di partecipazione venuta meno, purtroppo, in questi ultimi anni grazie a leggi elettorali certamente non democratiche.

Oggi più che mai ha ragione chi afferma: “Chi non vota quasi sempre ha ragione, ma lascia tutta la torta a chi ha torto”. Ma per evitare questo pericolo, aveva ragione Benedetto Croce: “Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo bisogno solo di gente più onesta”.

(*) Membro Direzione Nazionale PPI-Membro Political Assembly PPE

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:47