Una domanda: perché?

Non si capisce in nome di quale unità Guido Bertolaso dovrebbe, a questo punto, ritirarsi o peggio essere ritirato. Sia chiaro, nulla contro Giorgia Meloni, anzi, riconosciamo alla leader di Fratelli d’Italia uno sforzo di crescita e di miglioramento notevole e apprezzabile e per certi versi più determinato di quello dello stesso Matteo Salvini. Il segretario della Lega, infatti, ancora oggi non riesce ad andare oltre la solita proposta (immigrazione, sicurezza, rom) che, dal punto di vista elettorale, gli ha dato ormai ciò che poteva.

Insomma, mentre la Meloni, a modo suo, studia comunque da leader, Salvini resta piuttosto fermo ai modi e alle ragioni di sempre. Oltretutto, tra i due l’alleanza, per dirla fino in fondo, è meno forte di quanto non appaia. Del resto anche storicamente, sin dai tempi di Bossi e Berlusconi, tra Lega e Alleanza Nazionale non c’era né grande amore né grande sintonia. Allora ci volle, infatti, tutta la capacità del Cavaliere per mettere insieme, tra Nord e Sud, quella particolare alleanza che consentì la nascita del cosiddetto centrodestra. Oggi la situazione certamente è cambiata, come in parte sono cambiati i partiti e i leader, ma per essere sinceri molte cose sono rimaste ed è questa la ragione per la quale con il disarcionamento di Berlusconi del 2011 si è disarcionata e frantumata l’alleanza di centrodestra. Sia chiaro, il Cavaliere ha le sue colpe e grandi, ma per onestà intellettuale va detto che è stato sempre in buona compagnia e che comunque il Popolo della Libertà si è spaccato e polverizzato per tante colpe e tante responsabilità collettive. Da allora ad ora le divisioni dell’ex Pdl sono state evidenti e tangibili sul piano politico, parlamentare e per certi versi elettorale, soprattutto è iniziato un impallinamento e un desiderio sfrenato di sostituire ed emarginare del tutto Silvio Berlusconi. Certo, il Patto del Nazareno è stato, almeno per noi, uno sbaglio grave, più tattico che strategico; ma poi, siamo sinceri, le divergenze fra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono state forti e palesi. Al netto di tutto ciò, il Cavaliere comunque ha tentato il possibile per una ricomposizione unitaria e la foto di Bologna è la testimonianza di un impegno non semplice in questo senso, per tornare coesi e sintonizzati.

Bene, anzi male, alla prima occasione offerta con le amministrative di giugno, su Roma, dopo aver deciso assieme e lanciata la candidatura di Guido Bertolaso a sindaco, la Lega e a seguire FdI hanno disatteso gli impegni, impallinando anche sgarbatamente l’ex Capo della Protezione civile. Solo a questo punto e non si capisce perché non prima, Giorgia Meloni è diventata la soluzione maestra, la candidata ideale, la proposta vincente e chi più ne ha più ne metta. A parte il fatto che nella vita come in politica, chi tardi arriva male alloggia, ma poi, le motivazioni per il ripiegamento sulla leader di FdI, restano vaghe e non del tutto convincenti. Insomma, sembrano più legate a motivi di predominio tutto interno alla destra storica piuttosto che alla vera volontà di ricomporre il centrodestra come servirebbe. Per questo non si capisce perché Bertolaso dovrebbe sparire, specialmente dopo aver, da settimane, iniziato e condotto la campagna elettorale.

Oltretutto, stiamo parlando di un uomo con un curriculum di incarichi talmente importanti da farlo davvero essere un candidato ideale, per risolvere il disastro nel quale hanno fatto precipitare la Capitale. Non stiamo difendendo Bertolaso che, certo, non ha bisogno di esserlo, stiamo difendendo un principio di assunzione di responsabilità quando si fanno delle scelte e si coinvolgono le persone. Staremo a vedere come finirà, certo che per l’unità del centrodestra e di un polo alternativo a Renzi dovrà passare ancora molta acqua sotto i ponti e questo, purtroppo, fa molto male al Paese e alla democrazia dell’alternanza.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:11