Brexit, da Theresa May   una lezione per tutti

Altro che “se ne pentiranno”, come dice Jean-Claude Juncker e tutti i coristi radical chic, la Gran Bretagna non solo ha fatto bene, ma ha dimostrato di essere una nazione con i fiocchi. Pensate solo quanto sia importante infischiarsene delle sciocchezze di Juncker e di tanti altri come lui, che decidono per noi senza il nostro voto. Pensate quanto sia importante buggerarsene delle idiozie del tipo “quote latte, lunghezza delle banane, oppure calibro delle mele”.

Per non parlare della sovranità, dell’immigrazione, delle sanzioni a questo e a quello, di tutta una serie di diktat imposti da un gruppo di burocrati e di tromboni. Del resto secondo voi nella patria di quell’immenso economista, Barone di Tilton, John Maynard Keynes, che ha inventato i Trattati sulla moneta, potevano finire in pasto all’Euro? Tutti, infatti, si riempiono la bocca di keynesismo, ma da acculturati del cruciverba non conoscono l’importanza che l’economista assegnava alla sovranità monetaria.

Insomma, l’Inghilterra con Juncker, con le idiozie dei vincoli, con l’Euro e soprattutto con lo strapotere della Germania non poteva starci. Oltretutto, solo l’ipocrisia e l’ignoranza possono presupporre che un Paese come l’Inghilterra fuori dalle grinfie dell’Ue corra dei rischi. Dimenticano, infatti, o forse semplicemente non sanno del Commonwealth, del legame straordinario fra Stati Uniti e Gran Bretagna e del peso nei rapporti fra Inghilterra, India e Cina. Insomma, pensano che l’isola del Vallo di Adriano fuori dall’Unione europea sia un pulcino abbandonato. Sciocchi e sottocolti.

Non sarà così ovviamente, anzi. Col tempo gli inglesi, anche quelli contrari, si accorgeranno dell’importanza della Brexit. Per non parlare del rispetto verso la volontà popolare che in Gran Bretagna è sacra. Da loro non è come da noi, il popolo conta eccome, chissà, saranno populisti...

Hanno fatto bene, ha fatto bene Theresa May ad andare avanti in coerenza col referendum e con la scelta dei cittadini. Una dimostrazione di democrazia e di rispetto verso gli elettori. Una lezione di diritto, di quel diritto che i soloni radical chic della Ue non sanno nemmeno cosa sia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:44