Intanto Beppe Grillo ride e cresce ancora

Non è così difficile capire perché nonostante le scivolate di Virginia Raggi, i diktat di Beppe Grillo e i limiti di democrazia interna, i Cinque Stelle salgano nei sondaggi. Non è difficile perché l’improntitudine, la faccia tosta e la scriteriatezza della classe politica e dirigente, che ha in mano il Paese più o meno da sempre, non ha confini.

Basta vedere quello che è successo con le nomine delle grandi aziende di Stato, quanto sia apparsa una scusa quella della legge elettorale per non votare, quanto se ne infischino del problema immigrazione. Sono talmente invasati da non connettersi più con la realtà del Paese; ecco perché non cambiano la Legge Fornero, non chiudono Equitalia e il suo modello di riscossione, non fanno la revisione della spesa che andrebbe fatta. Non si azzardano a rivoluzionare con nomi nuovi ed estranei i vertici dei gruppi di Stato; non si azzardano a tagliare costi e stipendi da vergogna; non si azzardano a farci votare adesso. Forse scelleratamente pensano che fra un anno staremo meglio e avranno così convinto gli italiani a mollare Grillo. Illusi, perché purtroppo i risultati non saranno questi, anzi, l’Italia perde terreno giorno dopo giorno e diventa sempre più terra di ingiustizie e di problemi. Altro che gruppo di testa in Europa. Sarà grasso che cola restare a galla, perché in Italia non funziona quasi più niente. Non funziona la sanità, la scuola pubblica, il fisco, non parliamo della burocrazia e degli enti locali, il Sud poi è terra di nessuno. Il Sud è talmente abbandonato da sembrare un altro Paese, un altro Stato, dove necessità, attenzione e regole fossero ancora da stabilire. Eppure il Mezzogiorno, se solo si avesse la forza e l’onestà di seguirlo e sostenerlo, potrebbe essere un determinante e imprescindibile valore aggiunto per il Paese.

Insomma, non ci fanno votare, ma non sanno né cambiare né capire, ecco perché Grillo cresce e la rabbia pure.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:43