Manovra in alto mare: il maltempo continua

Continuano le baruffe sulla “manovra” e quant’altro s’abbia da affrontare per cercare di non far andare subito e senza scampo in rovina questo nostro Paese e dare un minimo di significato alla parola “Governo”.

Continuano le baruffe e, come se ci fosse un intimo collegamento tra le due sciagure, dura e perdura il maltempo. La fine dell’acqua alta di Venezia, che sembrava aver chiuso i nostri malanni metereologici è stata sostituita, anche se, poi essa stessa non è finita affatto, da altre alluvioni, frane, stati di emergenza. Tutto questo finimondo che imperversa sulla Penisola e sulle Isole, del resto, porta acqua alla tolleranza dell’intollerabile rissa governativa (si fa per dire). Finché piove, tira vento, si sprofondano le strade, si proclama l’allarme rosso, marionette o pagliacci, pseudo-ministri, politici da bar dello sport, hanno tempo per continuare la recita della loro trista commedia. Zitti! Buoni! Non disturbate questa brava gente che bene o male si prodiga per far fronte all’andare in pezzi dell’Italia.

È inutile che ripeta quanto ho già detto e scritto altre volte. Il maltempo ha dato una mano, quasi in nome di una solidarietà tra sciagure che si abbattono sopra di noi, a far prendere fiato al Governo e prolungarne la sopravvivenza venefica. Pare che dovrà continuare a piovere a lungo.

Leggiamo sui giornali quelle che vengono definite reazioni registrabili sulle “intenzioni di voto”, che confermano la tenuta ed una certa crescita della Destra e la caduta dei Cinque Stelle. Ma non credo che si possa parlare, finché si rimarrà in questi termini e nell’ambito di certi minimi spostamenti dell’atteggiamento di quelli che vengono indicati come “gli elettori”, che possa dirsi che quanto sta avvenendo e, ancor più, ciò che sempre più chiaramente si intravede debba avvenire in un futuro non lontano, abbia un riscontro in qualche modo proporzionato nella reazione della pubblica opinione. Si sta facendo l’abitudine a queste pagliacciate (ed a questi pagliacci). Mentre si sgretolano quelli che sembravano gli “zoccoli duri” dei sostenitori delle varie forze politiche, si sta creando un assai pericoloso “zoccolo duro” degli insensibili, degli “astensionisti”, di quelli che si proclamano scettici ad oltranza.

Di tutta l’immondizia che l’eversione antidemocratica ha riversato negli anni sul cattivo e sul buono delle Istituzioni e della politica, la “fazione” (ché tale deve considerarsi) degli astensionisti, quelli che della politica vorrebbero far salvo solo il loro diritto di sbraitare quando sono colpiti troppo direttamente, tende a costituirsi essa stessa in uno “zoccolo duro” che col suo inossidabile scetticismo porta acqua al mulino del Governo e delle maggioranze degli incapaci.

Se certi signori che ritengono di non essere responsabili di nulla perché a loro non gliene importa un fico secco, e che poi, magari, sono la massa, la palla al piede di quanti invece ancora resistono sull’orlo del baratro, non vorranno scomodarsi di lasciar da parte il loro scetticismo (fatto, in realtà, di molte ottusità e di parecchia presunzione) e di reagire a ciò che dicono essere intollerabile in modo un po’ diverso dalla loro saccente notazione di un generico e totale menefreghismo, di un astensionismo complice e stupido, le stravaganze di questo (e di questi) Governo non ce le togliamo di dosso. Che non se lo tolgano di dosso anche “quelli che non si scomodano” è cosa che assai meno ci duole, ma che deve ugualmente preoccuparci.

E si parla di Regioni. Certo è poi facile che l’intollerabilità di certi partiti, di certi personaggi, di certi metodi venga avvertita là dove il potere è più vicino alle porte delle nostre case. Ma il problema è uno solo.

La libertà, la democrazia, i nostri diritti di cittadini di una Repubblica degna di questo nome, non hanno prezzo. Ma almeno il prezzo del nostro e del loro scomodarsi non può essere negato.

Aggiornato il 28 novembre 2019 alle ore 17:51