Un referendum di soppiatto

La notizia del raggiungimento del quorum delle firme (di parlamentari) necessario per il referendum sul “taglio” del numero dei componenti della Camera e del Senato (approvato senza la maggioranza qualificata che avrebbe potuto imporre l’incondizionata modifica di questa norma costituzionale) è stata data l’altro ieri sottovoce. L’articolo da noi pubblicato nel tentativo di cominciare a scuoterci da questo silenzio colpevole al riguardo sembra aver trovato almeno un po’ dell’attenzione e del consenso dei nostri amici (i “mi piace” non sono una caramella per addolcire la bocca di un povero insistente vecchio maniaco) della questione della libertà di un Paese.

Si rischia però di arrivare al voto, di cui deve essere solo fissata la data, nella indifferenza generale. Che sarebbe la conferma del suicidio rappresentato dalla prima manomissione della Costituzione in chiave populista (togliere gli “esuberi” degli “inutili” parlamentari “per risparmiare”). Un’offesa alla Repubblica ed a noi stessi in quanto elettori che hanno la responsabilità di non farci rappresentare da palesi fannulloni. Anche la nostra piccola eccezione non è quindi così senza significato ed effetto. Ci sono molti modi per uscire di scena.

Questo non sarà certo il peggiore, anche per chi, come me, la “scena” non è mai stata il problema come per altri. Ma non è la scena personale. Sembra che le questioni realmente essenziali per le libere istituzioni del Paese non trovino altrove voci ed uomini disposti a farne il primo punto della ragione di vita personale e collettiva. Come, credo, tutti i miei, i nostri amici hanno imparato a farlo.

Non pensate che io mi sia fatto una qualche illusione di cambiare, col mio grido di allarme, il corso degli eventi e della storia secondo il mio ruolo di politico, di cittadino. Ognuno deve fare la sua parte, per quanto modesta e, magari, in sé inconcludente. Noi siamo qui!

L’allarme che tentiamo di far squillare per gli amici e pure per quelli che stanno lavorando per distruggere da incoscienti la Repubblica Democratica degli italiani liberi, sembra voler essere zittito da quanti, pensano che si tratti di cose troppo astratte. Non credo, invece che ve ne siano troppe così concrete. Non so se continuerò a scocciare gli amici più che i nemici (che, poi, non dovrei proprio averne). Comprendo che la mia petulanza “costa troppo”. Ma questo è e questo sono io. E questa è oggi la nostra battaglia.

Vedremo. Ma nessuno pensi di poter poi giustificarsi semmai il referendum di soppiatto verrà, a suggellare il “via” alla demolizione della Repubblica iniziando con il voto degli “sfasciacarrozze” delle libere istituzioni.

Aggiornato il 23 dicembre 2019 alle ore 17:18