Costituzione e decreti a raffica, una riflessione

I provvedimenti restrittivi delle libertà personali posti in essere dal Governo in merito al contenimento del virus Covid-19 sono stati posti in essere con il dichiarato intento di “rallentare l’aumento dei casi di contagio in quanto non è tanto la pericolosità o meglio mortalità del virus a preoccupare quanto l’incapacità del sistema sanitario di assorbire i casi che potrebbero avere necessità di ricovero in terapia intensiva”. Partendo da tale esplicita ammissione di impreparazione e quindi di responsabilità politico-amministrativa, si deve desumere che l’articolo 2 della nostra Costituzione non possa essere limitato e prevaricato dall’applicazione dell’articolo 16 che invece consentirebbe una certa limitazione per ragioni di sanità. Ora, taluni considerano le ragioni di sanità generalmente rivolte alla moltitudine indistinta dei soggetti. Ma in modo che, tale generalizzazione, non assuma caratteri di discriminazione o selezione dei soggetti meritevoli di limitazioni.

A nostro avviso se questo pur lodevole principio può essere condivisibile a fronte di una minaccia indistinta e non individuata nella sua origine e diffusione, va rilevato che in questo modo si sta limitando una massa di circa 60 milioni di persone rispetto a un conclamato contagio di poco più di 20mila con decesso di non più di duemila e quindi a fronte di una minaccia che è invece discretamente individuabile e circoscrivibile. Tutto ciò non vuole sminuire la gravità e serietà della cosa perché è vero che è importante ridurre i contatti fra le persone come metodo di prevenzione ma è più importante forse imporre comportamenti non improntati alla ottusa negazione della mobilità bensì piuttosto all’adozione di protezioni individuali e comportamenti consapevoli e corretti al fine di ridurre lo stesso e forse meglio i rischi di contatto-contagio.

La scelta più facile ed arrogante che ha posto in essere il Governo gestendo i cittadini come un branco di pecore senza coscienza deve essere rimodulata aprendo alla mobilità ma con controlli estesi in ogni luogo affinché i cittadini usino comportamenti civili e corretti e anzi riattivando tutte quelle strutture etiche, morali e religiose che potrebbero contenere i gruppi educandoli costantemente alla prevenzione individuale e non collettiva. Se poi uno non risultasse ai controlli persona civile e corretta allora sarebbe giusto sanzionarlo amministrativamente e penalmente se necessario. Lungi dall’avere la pretesa di aver analizzato la cosa dal giusto livello di conoscenza giuridica tuttavia ritengo necessario porre la questione che va ben oltre la libertà individuale.

Infatti, il problema e la domanda da porvi sono: “D’ora in poi se intervenissero malattie diffuse o altre calamità estese, un popolo dovrà essere posto agli arresti domiciliari periodicamente con condanna perenne ad una non vita oppure sarà giusto ed opportuno affrontare ogni evento prima di tutto assicurando la libertà e la dignità individuale cercando di prevedere tali eventi con le dovute attrezzature ed allestimenti tecnico scientifici necessari a tutelare l’individuo e la collettività garantendo il diritto di vivere inteso non come semplice sopravvivenza ma come vissuto eroico della vita?”.

 

 

 

 

 

 

 

Aggiornato il 18 marzo 2020 alle ore 12:41