La fallimentare esperienza di governo dei cinque stelle

Forse perché abbiamo tutti in questo Paese una memoria corta o forse in tutti noi scatta quasi in modo automatico una volontà a non inveire, in modo forte e definitivo, contro i perdenti, contro coloro che sono, a tutti gli effetti, falliti nell’attuazione di precise azioni programmatiche. Invece io non posso rimanere disattento nel denunciare la sommatoria di fallimenti perché il Movimento ha sempre cercato di colpire non solo la mia persona, ma tutti quelli che hanno tentato di dare attuazione e continuità alle scelte strategiche utili per la crescita socio economica del Paese. Quindi sembrerà un blog personale, sembrerà un attacco quasi interessato contro il Movimento 5 Stelle ma nei fatti è solo un obbligato ricorso alla memoria storica di due anni di Governo. Comincio con il fallimento più recente: lo stop del Senato al taglio dei vitalizi agli ex parlamentari e, indipendentemente dalle dichiarazioni del Movimento 5 Stelle, della Lega e dello stesso Pd, penso sia utile leggere quanto ha detto l’avvocato dei senatori ricorrenti l’ex senatore Paniz: “Varie sentenze della Corte costituzionale e una massiccia giurisprudenza hanno fissato le regole di base di un taglio delle pensioni. Nessuno dei 5 paletti che rendono giuridicamente potabile un taglio previdenziale era rispettato”. Ora resta da capire cosa accadrà alla Camera dove il contenzioso sui vitalizi è ancora in corso. Sicuramente sarà molto difficile che prenda corpo un provvedimento diverso da quello del Senato. Insisto questo fallimento era scontato perché è pura follia incrinare l’assetto normativo consolidato.

Passo dopo a un’altra iniziativa portata avanti sempre dal Movimento 5 Stelle: il “Reddito di cittadinanza”. La Corte dei conti ha dichiarato: “Sul Reddito di cittadinanza è enorme la forbice fra i 2,4 milioni di richieste avanzate e il milione di domande accolte e ancora più grave è il fatto che solo nel 2 per cento dei casi il Reddito ha dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego. Al 1° marzo scorso sono stati 65.302 i percettori di reddito di cittadinanza assunti e che solo per il 18 per cento di loro il contratto firmato è a tempo indeterminato”. A questo misurabile fallimento se ne aggiunge uno ancora più preoccupante ed è relativo all’operato dei 2.874 navigator precari coordinati dal presidente dell’Anpal, Mimmo Parisi. In proposito è utile ricordare la lettera al presidente Giuseppe Conte di otto parlamentari della maggioranza con la quale i parlamentari denunciano la serie di errori commessi e precisano: “Purtroppo Anpal e Anpal Servizi appaiono totalmente bloccate e inconcludenti rispetto alle risposte che dovrebbero dare alle centinaia di migliaia di italiani che hanno perso il lavoro a causa della pandemia.

Non posso poi non ricordare due altri esempi indimenticabili di cambiamento di strategia: il caso Ilva ed il caso Tap (Trans Adriatic Pipeline); per l’Ilva nelle elezioni del marzo 2018 l’impegno del Movimento era stato quello di rivedere integralmente il mantenimento del centro siderurgico e quindi l’impegno di annullare, una volta al Governo, il contratto sottoscritto dall’allora ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda con Arcelor Mittal. Una volta al Governo il ministro Luigi Di Maio dichiarò formalmente che il contratto era da rifare ed erano inaccettabili le clausole sottoscritte e che quindi in assenza di un cambiamento sostanziale avrebbe annullato tutto. Poi, dopo aver consultato l’Avvocatura generale dello Stato, dopo aver capito che gli impegni assunti in campagna elettorale erano stati utili solo per aggregare il consenso locale, il contratto sottoscritto da Calenda con modifiche modeste, a mio avviso peggiorative, fu confermato integralmente. Per la Tap l’impegno in campagna elettorale fu ancora più forte; in particolare l’onorevole Barbara Lezzi assicurò che l’opera sarebbe stata bloccata e la stessa Lezzi, diventata ministra del Mezzogiorno, purtroppo, dovette ammettere che durante la campagna elettorale non era stato consentito al Movimento di conoscere tutti gli impegni contrattuali e che quindi l’opera non poteva essere sospesa.

Ancora più pesante ritengo sia il fallimento sugli impegni assunti sia con i cosiddetti “No Tav”, cioè coloro che osteggiavano e osteggiano la realizzazione del nuovo tunnel ferroviario Torino-Lione, sia con coloro che da sempre osteggiano la realizzazione delle infrastrutture strategiche. Per la Torino-Lione addirittura una volta insediato al Governo l’allora ministro Danilo Toninelli dichiarò che aveva incontrato il ministro dei Trasporti francese ed avevano concordato un itinerario mirato al blocco dei lavori. In realtà la colpa non fu del ministro Toninelli ma di coloro che stando al ministero avrebbero dovuto informare il ministro che:

quell’opera non l’aveva deciso la Francia e l’Italia ma l’Unione europea;

quell’opera era stata oggetto di un accordo internazionale approvato per legge.

Per quasi un anno abbiamo letto dichiarazioni del ministro Danilo Toninelli di condivisione della Francia sul ripensamento dell’opera, più volte abbiamo letto del blocco di risorse comunitarie, più volte abbiamo letto dell’assenza di lavori sul tracciato e poi abbiamo appreso i risultati negativi dell’analisi costi benefici prodotta dal professor Marco Ponti. Poi tutto questo è finito perché nella realtà erano solo deformazioni mediatiche per tentare di bloccare un’opera essenziale, per tentare come Movimento 5 Stelle di non perdere ancora una volta la propria dignità politica.

In merito alle infrastrutture strategiche, sempre utilizzando il professor Marco Ponti, il ministro Toninelli volle effettuare una ulteriore “analisi costi-benefici” sulla linea ferroviaria ad alta velocità Genova-Milano (Terzo Valico dei Giovi), sulla linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona-Vicenza-Padova e, praticamente, le opere rimasero bloccate per quasi un anno e poi come per l’Ilva, come per la Tap intervenne l’Avvocatura generale dello Stato ed il Governo dichiarò che le opere non erano convenienti però il blocco delle stesse avrebbe prodotto un forte contenzioso e quindi un rilevante danno economico. Cosa davvero strana dopo appena un anno lo stesso presidente Giuseppe Conte pone come “obbiettivo primario per la reinvenzione del Paese la rete ad alta velocità”. Potrei continuare a sfogliare l’album di fallimenti del Movimento 5 Stelle al Governo, ma mi fermo perché avverto un senso di dispiacere per un Movimento che ha capito con molto ritardo che raccontando obiettivi irraggiungibili si può stare alla opposizione per tutta la vita ma se democraticamente si vuole governare un Paese gli obiettivi falsi diventano una vera tomba per qualsiasi movimento.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 01 luglio 2020 alle ore 22:50