Che nazione è l’Europa?

Qualche commento all’editoriale dedicato a Giorgia Meloni a firma di Riccardo Scarpa e intitolato Il capo di Governo di uno stato membro dell’Ue. L’Autore scrive: “Quello che convince in Giorgia Meloni è la matura statura di un capo di Governo dell’Unione europea. L’Unione europea è un corpo politico costituzionale, cioè con una propria Costituzione, i Trattati istitutivi, al cui interno operano una Istituzione di governo, la Commissione, e legislative: la Commissione stessa, che presenta le proposte, il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri che ne co-decidono l’eventuale adozione…”.

Ora, la verità è che la Ue non è affatto, in senso formale, un “corpo costituzionale”. Il Trattato sull’Ue che prevedeva una vera e propria Costituzione fu abbandonato per il Trattato di riforma di Lisbona che non sancisce, formalmente, alcuna supremazia giuridica sugli Stati membri. Se ci fosse stata una vera e propria Costituzione, non ci sarebbe stata la Brexit. L’attuale Unione europea, di fatto, come sistema politico non è altro che un cartello di liberi Stati vincolato da accordi in alcune aree in cui l’Ue ha competenze e poteri. E neppure questo è sempre vero. Basti pensare alle nazioni di Visegrád che hanno sfidato l’ortodossia europea. L’Ungheria ha ripudiato il dogma europeo Lgbt. La Polonia ha sfidato una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea contro le riforme giudiziarie polacche. Inoltre, la Corte costituzionale polacca ha rifiutato le politiche sull’immigrazione, soprattutto a favore delle nazioni islamiche frenando l’afflusso migratorio.

Proprio la crisi europea dei rifugiati ha messo in luce la mancanza di una Costituzione nell’Unione europea. L’accoglienza dei rifugiati è stata infatti una decisione unilaterale della sola Germania. Non è mai stata messa ai voti nell’Unione. Una volta che la migrazione si è trasformata in una crisi in piena regola, l’ex cancelliere Angela Merkel ha insistito che tutti gli Stati membri facessero la loro parte, fornendo a Bruxelles l’opportunità di usare la crisi per spingere la federalizzazione dell’Europa e chiedere la resa della sovranità per negare alle popolazioni il diritto di voto su qualsiasi questione. Il modello creato nell’Ue è quello dove né la Commissione né il presidente sono soggetti a elezioni popolari. Consente sì di votare i parlamentari, che però non fanno leggi ma “timbrano” quelle della Commissione. Nulla di diverso da Russia o Cina. Il programma conservatore di Giorgia Meloni avrebbe ampio margine di manovra all’interno di questa Costituzione europea.

Per quanto riguarda la creazione di un esercito europeo, invece, si spera che scompaia dal suo programma. Questa era stata l’idea spinta da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, due politici che non riuscendo a raccogliere il sostegno della maggioranza del loro popolo, hanno firmato un trattato di amicizia franco-tedesco vantandosi che questo era il primo passo verso la creazione di un’armata europea. Ma non, come si crede, per rafforzare l’Atlantismo, ma per proteggere il Governo di Bruxelles da eventuali rivolte dei paesi membri. Sono consapevoli che il modo migliore per assicurarsi il potere durante gravi crisi è avere un esercito straniero.

A Costantinopoli, durante l’impero bizantino, l’imperatore Giustiniano affrontò lo stesso problema di Macron: un crescente malcontento. La mancanza di sostegno locale da parte della polizia e dell’esercito dell’Imperatore incoraggiò il popolo a sollevarsi. Giustiniano stava per fuggire dalla città ma la moglie lo fermò, indicandogli un esercito fuori città che non era composto da locali. Ordinò pertanto all’esercito di entrare in città per proteggere il marito e così furono massacrati trentamila manifestanti che oggi chiameremmo i gilet gialli. La famosa Rivolta di Nika (13 gennaio 532 dopo Cristo) è uno dei pochi eventi storici di cui i politici attaccati al potere conoscono il significato: quando sta per arrivare il tempo della resa dei conti, per mantenere l’ordine è meglio usare polizia/truppe non locali. Con un esercito europeo, i greci non avrebbero problemi a reprimere i tedeschi e i francesi non avrebbero problemi a reprimere gli italiani.

Infine, per quanto riguarda il rigetto della Meloni dell’utilizzo di insetti a scopo alimentare, non si tratta di minuzie. L’immonda spinta agli insetti commestibili, in nome della sostenibilità tra cui formiche, api, bruchi, grilli, libellule, cavallette, lombrichi, cicaline, termiti e locuste fa parte del programma ambientalista ispirato dal World economic forum per cibo alternativo, al fine di non consumare “bestiame convenzionale” che emette “gas nocivo”. Si tratta della trasformazione distopica dell’industria alimentare che mira a distruggere l’agricoltura tradizionale che sta già creando seri disordini in Europa.

Siamo dell’idea che se Giorgia Meloni dovesse vincere le elezioni, non passerà molto tempo e rimpiangerà di non essere rimasta all’opposizione per poter cogliere i frutti della resa dei conti europea di cui, invece, nella veste di capo di un Governo rientrerebbe nel novero di quelli da colpevolizzare.

Aggiornato il 30 agosto 2022 alle ore 11:02