L’indigesta accoglienza incivile

Neanche il tempo di leggere gli insulti e le offese riservate al generale Roberto Vannacci e al suo libro, che nessuno ha letto ma che è stato interpretato da ciascuno come gli pareva, e il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, al secondo mandato presidenziale non previsto dalla Costituzione, è sceso in campo a prendere a ceffoni nell’ordine: 1) il generale, soprattutto perché non tirasse fuori la famosa storia dei militari avvelenati dall’uranio, storia negata dal Quirinale già prima, quando Mattarella era ministro della Difesa; 2) gli italiani che hanno votato l’attuale Governo di centrodestra, perché fermi l’invasione dell’Italia; 3) il Governo stesso, perché non osi respingere alcuno, facendo del Paese ciò che già è , ovvero un luogo di “accoglienza” incivile e lercia.

Il generale, ci informa a ragione Lucetta Scaraffia che ha letto il libro, non è contro gli immigrati ma, come tutti gli italiani, o perlomeno la maggioranza di questi, contro il caos e l’indegnità di una “accoglienza” che viene loro data, senza diritti e senza speranza. Senza poi chiamare in causa l’Unione europea, perché se ne frega e li lascia tutti qui, in Italia e all’Italia.

Bisogna dire che Sergio Mattarella, in qualità di Presidente della Repubblica, non è eletto dal popolo italiano, e che non rientra tra i suoi poteri parteggiare o tantomeno “scendere in campo” a favore e al posto di una parte politica, cioè il Partito Democratico, notoriamente pro-invasione. Gli italiani sono stati chiari con il loro voto politico elettorale, andato in maggioranza al centrodestra che, notoriamente, è contro l’invasione ma che, per adesso, non osa attuare il mandato e i desiderata dei suoi elettori.

Stando così le cose, Mattarella accolga in casa sua, non al Quirinale, le migliaia di immigrati e si misuri, dando l’esempio, con la difficoltà di avere a che fare con chi non solo non conosce l’italiano, ma sconosce quelli che sono i valori fondanti di civiltà dell’Italia.

Qui finora si è visto che masse di immigrati irregolari hanno lucrato redditi di cittadinanza e altro pagati con i soldi pubblici degli italiani. Nessuno ha controllato, se non “a babbo morto”, vale a dire quando i soldi erano persi, non restituibili. Qui si è visto che nessun immigrato regolare o quasi ambisce alla pensione, perché o scompare prima – e anche lì nessuno controlla – o se li porta via, tornandosene a casa.

C’è anche da dire che l’Italia non ha bisogno di tutte queste masse di persone non preparate a qualsivoglia lavoro, perché così come si è sempre fatt. E sempre si farà. C’è un tasso di disoccupazione alto tra i giovani: prima si “accolgano” al lavoro loro, poi si vedrà. La soluzione non è quella che si sta portando avanti.

La possibile scelta è quella di fare come in altri Paesi: una chiamata in base alla preparazione e competenza, dove c’è lavoro, salario e vita civile da garantire. Lo spettacolo dell’ammasso di immigrati, allargando ed estendendo posti che già scoppiano, è indegno.

Aggiornato il 30 agosto 2023 alle ore 16:44