Giorno del Ricordo: la memoria soffocata

In principio erano solamente delle cavità carsiche. Dopodiché il ricordo si è spostato dal piano morfologico a quello più propriamente esistenziale. Una memoria dapprima soffocata, o comunque ferita da una noncuranza voluta, è pian piano riaffiorata dai flutti della storia dalla quale era rimasta invischiata per anni e anni quando, in questa vicenda, ogni singolo giorno negato è stata una bestemmia contro Dio e la sua pietas.

Erano fascisti? Molti di loro sì. Ma c’erano anche coloro che avevano abbracciato la fede comunista, sebbene dalla parte sbagliata, secondo i titini, ovvero quella staliniana. A volte le distopie generano, al loro interno, fenomeni di cannibalismo dottrinale per cui la conta delle mattanze diviene una semplice esternalità dinnanzi alla disputa su quale pastorale ideologica praticare per rendere omaggio al proprio feticcio filosofico. Ma, più generale, la colpa insanabile degli infoibati è stata quella di essere italiani. Italiani, punto.

La vendetta contro il fascismo non supporta quindi completamente l’impalcatura giustificazionista. D’altronde, se la pratica della ritorsione fosse una sorta di automatismo storico per comprendere il dipanarsi degli eventi, lungo gli snodi delle varie epoche, non si capisce, ad esempio, come un qualsiasi polacco non abbia letteralmente sparato a vista a un russo o a un tedesco sul finire del Novecento. Penso alla città di Fiume, ormai conosciuta dai più con il nome di Rijeka, teatro dannunziano del primo e forse unico tentativo di sublimare arte e poesia in uno spazio politico, divenuta poi scenario di un carnaio infernale dove in, in nome di un collettivismo e di un nazionalismo esiziali, ebbe luogo uno dei tentativi, tra i più riusciti, di pulizia etnica. Quello che fu il luogo dove nacque la Carta del Carnaro, cioè una delle forme costituzionali più lungimiranti e culturalmente ariose presenti nel secolo breve, tanto da essere considerata da molti proto-libertaria, inclusiva di differenti generi sessuali e di molteplici vocazioni all’infinito. Divenne la porta per gli inferi e non soltanto per la profondità delle insenature presenti nel suo terreno. Da quel buio tuttavia qualcosa è tornato. Dolore, d’accordo, indicibile e irrazionale. In una misura eccessiva per l’umana sopportazione. Sta a noi scovare tra quel buio la nenia di canzoni infantili e di sorrisi gioiosi per darne nuovo vigore e farli riecheggiare per l’eternità che ci è stata data in dono.

Aggiornato il 12 febbraio 2024 alle ore 09:37