“Quelle borse di studio che nascono da un gesto di bontà”

Una piccola rendita per chi è in difficoltà. Una forma di welfare privato per i più piccoli. Gli adolescenti. I migliori. Quelli che hanno una lode cucita sulla pelle. Tra le tante notizie drammatiche di cronaca a cui assistiamo inermi ogni giorno, ce n'è una di tanto in tanto che riempie l’anima e mette decisamente di buon umore. C’è sempre qualcuno che non cede alla paura e alla tristezza, è un dovere ricordarlo. E noi, in questo caso, lo abbiamo trovato. Mercoledì partecipiamo a una cerimonia: il Liceo Vittoria Colonna di Roma in questa giornata speciale promuove un’iniziativa bella, generosa e positiva. Partecipano il dirigente scolastico dell’istituto, Lina Maria Rosaria D’Amore, il senatore Giovanni Mauro e il sottosegretario all’Istruzione, Angela D’Onghia. Vuole essere una giornata di festa e il clima che si respira tra i banchi di scuola lo conferma. Si celebra la borsa di studio intitolata a Emma Businelli, un’anziana signora vissuta negli anni ’30 che con fiducia e coraggio nel futuro lascia in eredità al liceo un piccolo appartamento in Via Labicana. Un piccolo tesoro. Dietro il bel gesto, una promessa: i giovani più meritevoli e bisognosi del Colonna non saranno mai lasciati soli. Abbiamo parlato con la preside D'Amore. Una donna ottimista che sprona ogni giorno i suoi a essere positivi, a guardare avanti. Ci parla con passione delle iniziative dell’istituto e, menzionando Emma Businelli, ci tiene a puntualizzare: “Non attraversava una situazione economica molto fortunata. Aveva dovuto svendere anche la biancheria. Cuciva per vivere. Era una sarta, ma aveva un sogno: investire tutti i suoi averi sui giovani, sul futuro e sulla cultura”. 

Chi era Emma Businelli?

Era una donna lavoratrice. Una sarta. Cuciva e viveva di poco. Dal testamento olografo che ha lasciato si desumono le sue volontà: l’idea di lasciare al Vittoria Colonna e la Margherita di Savoia un piccolo appartamento in Via Labicana. Siamo negli anni ’30 e questo testamento spiega che vengano istituite delle borse di studio per studenti meritevoli e bisognosi economicamente in modo che possano proseguire gli studi.

Che cosa ne aveva fatto dell’appartamento?

L’appartamento lo aveva affittato e tutto il ricavato veniva depositato per incrementare il patrimonio che intendeva devolvere per le borse di studio in memoria della madre, Caterina Casagrande. La nostra borsa, infatti, è intitolata a Emma Businelli in memoria di Caterina Casagrande.

Che cosa si intuisce dal testamento?

Si comprende che non attraversava una situazione economica molto fortunata. Aveva dovuto svendere anche la biancheria. La sua vita era fatta di sacrifici in cambio della possibilità di non intaccare questo appartamentino. Ci tiene talmente tanto a preservare i suoi averi da devolvere all’istituto che in punto di morte chiede un funerale di ultima classe.

Perché ha deciso di lasciare proprio il suo appartamento?

Era tutto ciò che aveva.

Il sottosegretario all’Istruzione D’Onghia ha parlato di “una donna speciale, una grande imprenditrice”, lei è d’accordo?

Sono d’accordissimo. Businelli aveva pochissimo e ha fatto un grande investimento sui giovani, sul futuro, sulla cultura.

La borsa di studio a chi è diretta?

Ogni anno destineremo i proventi dell’appartamento che abbiamo affittato per premiare gli studenti con lode e incoraggiarli a continuare i loro studi per poi impegnarsi e diventare loro stessi imprenditori del loro futuro, nella speranza che realizzino imprese positive per la comunità.

Com’è nata l’idea della borsa di studio?

Quando ho preso servizio al Liceo Colonna, circa 10 anni fa, sono venuta a conoscenza del fatto che l’istituto possedeva questo appartamentino. Ma da questo bene non proveniva alcuna risorsa. L’appartamento era occupato da anni e chi lo aveva affittato non aveva più pagato il canone. Quindi per la scuola invece di essere una fonte di entrata, era una fonte di spesa. Mi sono attivata immediatamente per portare avanti le procedure di sfratto che non sono state facili. Dopo tanti sforzi siamo riusciti a liberare l’appartamento. Questo è avvenuto solo due anni fa. Poi è stato dato di nuovo in affitto e i proventi sono destinati agli studenti con lode.

È un’iniziativa nuova nel suo genere. Pensa che possa essere adottata anche da altri istituti?

Non sono a conoscenza di quali beni dispongono le altre scuole, ma penso che sia un modello da tenere in considerazione. Oltre al vantaggio per gli studenti, va sottolineato il valore simbolico ed educativo che attribuiamo alla figura di Emma Businelli. Ecco perché il senso della cerimonia: altrimenti genitori e studenti ne ignorerebbero anche l’esistenza. Emma non ha lasciato solo un appartamento, ma ha lasciato soprattutto un messaggio importantissimo di come pur avendo pochissimo nella vita, si possa fare tantissimo per i giovani. Ogni anno la cerimonia vuole dare nuovo vigore a questo messaggio che ha un altissimo valore educativo per i nostri studenti.

Il nostro è un Paese che per il welfare spendo tanto e male. Pensa che atti di solidarietà privata come questo possano rendere le risorse più efficienti?

Penso che le iniziative dello Stato chiaramente debbano essere adottate nell’interesse dei cittadini e che ognuno di noi che lavora nello Stato si debba comportare con la diligenza del buon padre di famiglia, come recita la nostra Costituzione. Ecco perché il welfare deve essere ben speso. Noi cerchiamo di spendere bene anche un euro, con trasparenza, per rendere saldo il legame di solidarietà tra i cittadini e lo Stato.

Questa è la formula giusta?

Le iniziative private non sono in competizione con la cosa pubblica. Deve innestarsi una sinergia tra bene pubblico e bene privato che va a vantaggio della collettività. Tutto ciò permette a un Paese di stare in armonia. Il segreto è che insieme all’aspetto economico si faccia strada un sentirsi parte di una comunità onesta, corretta che fa cose positive per i giovani o per chi è più debole. Penso che tutto questo renda migliore il Paese in cui viviamo. Il massimo sarebbe un buon welfare e buone iniziative private.

Nel suo liceo abbiamo assistito a una bella festa. Quali sono i progetti per il futuro?

Al Vittoria Colonna si cerca sempre di fare qualcosa di positivo, anche quando la vita ci mette davanti a delle sfide tremende. Abbiamo perso una studentessa la scorsa settimana. Alice Galli è stata investita a San Giovanni ad appena 16 anni. La nostra comunità, in questo momento, è molto provata per questa perdita gravissima. Ci sentiamo un po’ una famiglia. E per fare subito qualcosa di positivo stiamo per costituire l’associazione in memoria di Alice Galli, della quale faranno parte gli ex studenti e tutti coloro che hanno lasciato un segno positivo nell’istituto e in primis i genitori di Alice.

Di cosa si occuperà?

L’associazione lavorerà per valorizzare tutto ciò che è stato fatto per recuperare una memoria storica e accendere i riflettori su interventi concreti che possono essere utili, come la sicurezza stradale. Questo è solo un esempio. Lo spirito dell’associazione vuole essere un impegno concreto per fare delle cose. Va benissimo la teoria, ma lavoreremo affinché la teoria si trasformi in azioni concrete che diano un valore aggiunto e migliorino degli aspetti presi in considerazione. Questo, secondo noi, è il modo più attento e più genuino per ricordare per sempre la nostra studentessa. Una ragazza del Colonna che ci ha lasciato troppo presto.

Aggiornato il 01 giugno 2017 alle ore 17:11