La lotta al Covid e la nuova funzione sociale delle farmacie

La pandemia di Covid-19 ha ridisegnato gli equilibri sociali, infrastrutturali e culturali della maggior parte dei Paesi del mondo, Italia compresa. Sono nate nuove figure professionali mentre altre, già esistenti, si sono rinnovate. Alcune sono state costrette a reinventarsi e ad adattarsi ai tempi correnti, abbracciando nuove abitudini e aderendo a nuovi codici di condotta. Significativo, in questo senso, è il caso delle farmacie, non più solo luogo in cui gli utenti possono acquistare medicinali e altri prodotti per la cura del corpo, bensì anche polo informativo e presidio sanitario.

Un punto di riferimento decisivo, di capitale importanza per tutti i cittadini. Proprio dalle farmacie, infatti, negli ultimi mesi, è arrivato un grande apporto alla lotta contro il Coronavirus, grazie all’allestimento dei numerosi gazebo esterni in cui quotidianamente vengono eseguiti migliaia di tamponi antigenici rapidi e test sierologici, sempre nel pieno rispetto delle norme relative al distanziamento sociale. Una svolta decisiva, come confermato dal dottor Mario Marchetti, già docente presso le Università di RomaSapienza e Tor Vergata – nonché presidente dell’azienda Italfarmacia: “L’intera categoria dei farmacisti si è subito attivata per fornire un valido supporto alle strutture ospedaliere e all’intera cittadinanza, nonostante i timori e le iniziali difficoltà, inerenti soprattutto all’impreparazione generale che ha inizialmente paralizzato il Paese, e mi preme dire che la nostra è una categoria di cui si è parlato poco, nonostante siano deceduti molti farmacisti. Tra l’altro – ha proseguito Marchetti – dal momento che le autorità sono state costrette a sospendere il procacciamento dei vaccini a causa della mancanza delle seconde dosi, adesso farmacisti e infermieri sono ancora più esposti”.

Preoccupazioni fondate, soprattutto per il sempre crescente numero di varianti del virus che potrebbero rivelarsi resistenti al vaccino, vanificando così tutti gli sforzi finora profusi per la stesura di un adeguato piano vaccinale nazionale: “Io mi vaccinerei subito se potessi, sebbene vi siano ancora dei nodi da sciogliere, dei dubbi per così dire, oggettivi, come la durata effettiva della copertura vaccinale, gli effetti collaterali a lungo termine e la possibile trasmissibilità del virus. Tuttavia, la vera incognita – ha affermato Marchetti – è rappresentata dalle varianti del virus. Pare che quella originatasi in Brasile sia resistente ai vaccini attualmente approvati e questa sarebbe una catastrofe. Personalmente – ha continuato il presidente di Italfarmacia – sono del parere che per arginare l’epidemia l’unica soluzione sia un lockdown totale e l’immediata chiusura delle frontiere. Purtroppo, il virus cammina sulle gambe degli uomini”.

Sulla strategia da seguire, sugli indicatori da prendere in considerazione e sulla drasticità delle misure contenitive, si continua tuttora a dibattere in tutto il Paese, mentre il tessuto economico e sociale italiano rischia di andare in pezzi. In questo contesto, la riscoperta della funzionalità sociale delle farmacie appare quanto mai decisiva. Le strutture, nel corso dell’ultimo anno, non hanno mai mancato di dispensare validi consigli e di fornire un primo supporto psicologico ai cittadini: “In questo clima di guerra, le persone hanno trovato nelle farmacie dei luoghi rassicuranti, in cui potersi confrontare e su cui poter contare quotidianamente, anche perché l’ospedalizzazione, da parte di un’ampia fetta della popolazione, è vista con diffidenza, per via della paura di contrarre il virus all'interno delle strutture ospedaliere”.

E sulle contromisure da adottare per combattere il Covid-19, il presidente di Italfarmacia non ha dubbi: “L’obesità costituisce un preoccupante fattore di rischio, una condizione preesistente pericolosa. È necessario seguire un’alimentazione corretta, basata sull’assunzione di vitamine, sali minerali e soprattutto proteine. Queste ultime – ha notato – sono fondamentali nella lotta al virus, è doveroso ricordare che poche gammaglobuline corrispondono a scarse difese immunitarie, e che le proteine combattono le proteine, in questo caso quelle del Covid-19. Pertanto – ha terminato – bisogna puntare su un trattamento proteico, perdere peso e rafforzare le difese immunitarie”.

Aggiornato il 09 febbraio 2021 alle ore 09:49