Asessualità: la storia di Arono

Negli ultimi anni la nostra società sta iniziando ad accettare e a riconoscere orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale. Siamo con Arono, ragazza asessuale e attivista nel campo dell’asessualità per farle alcune domande e capire meglio cosa c’è dietro questo mondo.

Ciao Arono, è un piacere intervistarti.

Grazie, il piacere è mio.

Cosa significa essere asessuali?

Essere asessuali significa non provare attrazione sessuale verso nessun genere. Gli asessuali fanno parte della comunità Lgbtqia+.

Come hai capito di essere asessuale? Cosa sentivi di diverso rispetto agli altri?

Ho capito di esserlo soprattutto leggendo le esperienze di altre persone asessuali. Rispetto ai miei coetanei mi sentivo indietro, perché loro iniziavano ad avere esperienze sessuali, mentre io non ne sentivo il bisogno. Per me le prime esperienze sono state più spinte da pressioni sociali che dal mio interesse. Di certo ero curiosa, ma oltre alla curiosità non trovavo altri motivi, non capivo perché per gli altri fosse così importante e per questo mi sentivo diversa.

Una persona può essere asessuale e contemporaneamente fare sesso?

Certo, il comportamento di una persona è ininfluente. L’asessualità non è una serie di regole o di comportamenti da seguire, ma è un orientamento sessuale e in quanto tale indica solamente il genere verso cui è orientata l’attrazione, che in questo caso è nessuno.

Gli asessuali non provano attrazione sessuale, ma provano altri tipi di attrazione fisica giusto?

L’attrazione fisica si può dividere in attrazione estetica, sensoriale e sessuale. Quindi gli asessuali provano attrazione estetica, ovvero il desiderio di ammirare la bellezza, e attrazione sensoriale, ovvero il desiderio di contatto fisico. Alcuni possono anche provare attrazione sessuale in determinati casi, infatti l’asessualità è uno spettro e comprende anche graysessuali e demisessuali.

Avete una libido più bassa rispetto agli altri?

Gli asessuali possono avere una libido standard, scarsa o anche superiore alla media, dipende dalla persona. La libido non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale.

Ritieni di essere discriminata per quello che sei?

Mi sono arrivati molti commenti di persone che mi dicevano di farmi curare perché secondo loro sarei malata. Altri invece invalidano il mio orientamento dicendo che non è vero o non esiste. Altri ancora che mi esortavano ad aspettare la persona giusta che mi avrebbe fatto “cambiare idea”. Tutte queste persone, evidentemente, non mi ascoltano quando ne parlo, perché se lo facessero capirebbero che i loro commenti non hanno senso. Purtroppo, le discriminazioni ci sono e nascono dall’ignoranza.

È difficile avere una relazione con voi asessuali? Bisogna scendere a compromessi con il partner?

Io personalmente non ho avuto bisogno di scendere a compromessi. Poi è ovvio che dipenda dalla persona. Alcuni asessuali sono favorevoli all’avere rapporti sessuali, altri ne sono indifferenti e altri ancora non ne vogliono proprio sapere. Secondo me al mondo si può sempre trovare qualcuno di compatibile che ci accetti per come siamo, senza dover per forza accettare compromessi che magari ci fanno stare male.

Cosa pensi debba fare la politica per semplificarvi la vita?

Innanzitutto, dovrebbero includere l’asessualità nel Ddl Zan. Ultimamente si sta molto lottando per l’approvazione di questa legge, ma molte categorie, come la nostra, sono state lasciate indietro.

Pensi che le etichette siano utili o possano rappresentare un problema nel lungo termine?

Molte persone criticano l’uso delle etichette, ed è abbastanza frustrante che il discorso esca sempre solo quando si parla di asessualità, come se esistessero orientamenti di serie A o di serie B. In ogni caso quello che rispondo sempre è che nessuno obbliga a usarle. Gli esseri umani danno un nome a ogni cosa, è normale volerlo fare sia per semplificare, utilizzando un solo nome al posto di tutta la definizione, sia per definirne l’esistenza. Nel caso degli orientamenti sessuali, le etichette hanno molti vantaggi, perché creano un senso di comunità, così da capire che non sei solo e non sei sbagliato o malato, e creano un fronte comune contro le discriminazioni. Servono a normalizzare le diversità, e a chi crede che questo crei ancora più discriminazione rispondo con un invito a guardare nel passato. Le discriminazioni arrivano prima delle etichette, tant’è che alcuni termini come “bisessuale” nascono proprio da rivendicazioni di ciò che precedentemente veniva usato come termine dispregiativo. Bisogna abbandonare la logica del “tanto siamo tutti uguali”, perché invece siamo tutti diversi ed è giusto accettare e rispettare le diversità. Ed è giusto anche che qualcuno non voglia etichettarsi, ma ciò non significa che quindi nessuno dovrebbe farlo o che le etichette siano inutili. Mi auguro che un giorno non sia più necessario fare coming out, ma finché esistono le discriminazioni ci sarà bisogno di rivendicare la nostra identità e di lottare affinché venga accettata.

Aggiornato il 15 settembre 2021 alle ore 09:47