Mi occupo professionalmente di diritto di famiglia, dunque anche di contenzioso familiare. Leggendo le cronache, ho osservato una criticità della legge italiana sul tema, cui porre legislativamente rimedio. Non si può non essere venuti a conoscenza di casi, sempre più numerosi, di persone apparentemente impazzite le quali procedono per le vie brevi contro la propria fidanzata, ex fidanzata, compagna, ex compagna, moglie, ex moglie. I casi in cui la donna procede contro l’uomo, fidanzato, ex fidanzato, compagno, ex compagno, marito, ex marito, sono al momento minori di numero. Proprio credo per la criticità della legge. La legge italiana, infatti, in ambito familiare, ha posto quale centro della propria attenzione la tutela dei figli, privilegia la prole. Ma esaspera a mio avviso la parte esclusa – dalla presenza costante con i figli, dalla casa familiare eccetera – porgendo di fatto il fianco – la legge stessa – a comportamenti riflesso di alienazione, sovente violenti. Si prenda il caso della donna – nei fatti extracomunitaria – sposata a un uomo italiano. Due figli, casa di proprietà del marito. Passato qualche tempo, la donna si stufa letteralmente del marito, i due entrano in conflitto coniugale, allontana il marito dalla casa coniugale restando con i due figli, nel caso di specie due giovani ragazze.
La donna vive grazie al marito allontanato, un poliziotto. Lui, come spesso accade, anzi, direi sempre, non ci sta, comincia a rimuginare, ed a usare i soldi che dà alla famiglia – la sua famiglia – come arma e strumento di “ricatto”. Il mantenimento diventa sporadico. Non gli va di vedere sua moglie riempirsi di vestiti e farsi bella per chi? Non per lui. La moglie – in questo caso di nazionalità marocchina ma spesso si tratta di vicende che coinvolgono persone dell’est coniugate a italiani – corre dall’avvocato, chiede separazione e divorzio, vuole i soldi per mantenere le figlie e sè stessa, l’avvocato avvia il percorso legale – pagato in futuro con i soldi del marito di lei, che verranno dalla sistemazione della causa e questione – chiede e ottiene il pignoramento dello stipendio del poliziotto, che dentro il corpo di polizia cui appartiene viene a essere di dominio pubblico e come una sorta di “stigma”, non certo qualcosa di cui andare fiero. Dunque, una prima lesione alla onorabilità e rispetto professionale dell’uomo. Tutto è diviso: la moglie vive in casa con le sue e loro figlie, hanno tutte e tre il sostentamento coatto cioè prelevato coattivamente direttamente all’origine a ogni fine del mese dal marito. L’uomo comincia a non vedere tantomeno frequentare le sue figlie, ha il lavoro da portare avanti, e la moglie gli ha fatto capire a male parole di non avvicinarsi altrimenti lo denuncia per violenza – le parole in questo caso diventano coltelli affilati, la rabbia cresce da ambo le parti, il risentimento è totale, la frequentazione inesistente. Arriva su una occupazione non retribuita della donna, in attesa di divorzio o, prima, con la separazione, o, come nel caso di specie ancora prima essendo la ragione dell’allontanamento del marito, un altro uomo della donna.
Dapprima nascosto – la legge prevede la assenza di corresponsione dell’assegno di mantenimento coniugale alla donna ove altro uomo diverso dal marito frequenti e si accompagni stabilmente a lei – poi ancora per molto nascosto e negato dalle stesse figlie cui la madre ha detto di non dire al padre – le figlie al contrario si affezionano, sostituendo il nuovo uomo al vero padre. La legge è in un certo qual modo raggirata e gabbata. Tutti vivono a spese del poliziotto escluso, nella sua casa. Difficile non comprendere l’ira e la rabbia, i sentimenti di rivalsa che imperversano e assillano notte e giorno l’uomo totalmente messo ai margini di ciò che ha costruito per sé. Il problema su cui qui si vuole portare il “focus” è la legge che sembra “perdere” qualche aspetto essenziale e fondamentale tra le sue norme in materia. Manca la tutela istantanea, pronta, presente, immediata, tempestiva della parte che, arginata ed esclusa, impazzisce di rabbia e agisce di conseguenza. Ovviamente siamo tutti contro la violenza che non è mai giustificata ma la legge deve essere più aderente alla psicologia inevitabile e ovvia.
Aggiornato il 17 novembre 2025 alle ore 14:19
