La corsa interrotta di Ivo Van Damme

Il James Dean dell’atletica (e una vaga somiglianza con il cantante dei Metallica, James Hetfield). Soprannome post mortem, perché proprio come Il Gigante ha sbriciolato una carriera che sembrava destinata al mito. Accelerando i tempi di quel mito in un incidente di macchina. Come James Dean, si accartocciò prematuramente tra le lamiere dell’abitacolo (il divo americano si accomiatò dentro la sua Porsche 550 Spyder, mentre il mezzofondista belga è deceduto dentro una Opel Kadett incastrata sotto un rimorchio che trasportava una barca: a ciascuno il suo). Da 45 anni Ivo Van Damme presta il nome al Memorial di atletica leggera (assurto a meeting di livello mondiale) organizzato a inizio settembre a Bruxelles ed è il grande rimpianto dello sport belga. Perché mentre la parabola di Eddy Merckx stava fisiologicamente tramontando, nel 1976 (quando il Cannibale stava consumando la sua penultima stagione da professionista che gli avrebbe portato solo una Milano-Sanremo, prima di chiudere la carriera il 19 marzo 1978) stava nascendo la stella di un lungagnone baffuto, che sul mezzofondo aveva dimostrato di avere tutti i numeri per far saltare la diarchia britannica Steve Ovett-Sebastian Coe.

E pensare che a 16 anni Van Damme aveva scelto il calcio come passionaccia, ma solo perché probabilmente l’esempio del fratello Dirk gli fu decisivo. Solo per poco. Gioca ala (destra) con il Racing White, una delle non poche squadre di Bruxelles che nel 1963 si forma dalla fusione di White Star e Racing e nel decennio ’63-’73 oscilla tra serie A e B. Ivo copre bene la fascia: gambe e polmoni. Peccato però che ci sia da scendere a compromessi con il pallone. La tecnica è quella che è. E la testa comincia a svolazzare altrove. Nelle pause degli allenamenti, si lascia incantare dagli atleti che consumano il tartan. Nel 1971, a 17 anni, appende gli scarpini e comincia a correre, come un Forrest Gump qualunque. E in 5 anni diventa prima speranza, poi certezza dell’atletica belga e internazionale, candidandosi addirittura come terzo, insidiosissimo incomodo per un mezzofondo mondiale che nella seconda metà degli anni ’70 si preparava a raccontare della rivalità tra Steve Ovett e Sebastian Coe.

Ai Giochi di Montreal del ’76, a 22 anni, Van Damme vince 2 medaglie d’argento. Negli 800 si arrende solo a sua maestà Alberto Juantorena e pochi giorni dopo, nei 1500, è battuto dal neozelandese John Walker. In patria è un eroe. La sua tattica di gara esalta il pubblico: partire piano, finire in crescendo, in una progressione che è quasi da centometrista. L’atletica sogna. Il piccolo regno del Belgio si prepara al passaggio di consegne. Da un Cannibale all’altro. Eddy può lasciare in serenità. Ivo si prenderà lo scettro. A pedali o senza, è sempre una questione di gambe.

E le gambe di Van Damme reggono la pressione. Anche perché non sembra rispondere, proprio come Merckx, ai canoni dello sportivo professionista belga: competitivo sì, ma sempre un po’ attendista, abituato a procedere a fari spenti, a non concedersi troppo ai favori del pronostico, outsider per vocazione (o tatticismo). Questo invece sembra consapevole della sua forza, al limite della spavalderia. Osare non è un problema, è un dovere. Ha osato anche il suo ultimo giorno. Il 29 dicembre è a Marsiglia per allenarsi, ma vuole rientrare a casa entro sera. Non proprio una passeggiata: un migliaio di chilometri. Te la senti, Ivo? Le cronache dicono che voleva fare presto per vedersi in televisione “Superstar”, una trasmissione d’intrattenimento olandese in cui campioni dello sport si mettono in gioco in varie discipline. Dopo Avignone perde il controllo della Kadett e finisce sotto un rimorchio.

Verrà sfiorato (da morto) dal sospetto del doping. Il pretesto è una denuncia nel 2015 sull’uso degli stimolanti da parte degli atleti della Germania Ovest negli anni ’70. Che però coinvolge(rebbe) anche sportivi di Paesi confinanti. Il record di Van Damme nella finale degli 800 a Montreal (1’43”86) è messo in discussione dal quotidiano De Standaard: “Dopo quasi 40 anni con quel tempo sei ancora in una finale olimpica”. Roba da Superstar.

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 21:59