E così Remco Evenepoel, Rev per i malati mentali americanizzati che scrivono – e leggono – per acronimi, ha rotto l’incantesimo. Dopo il gran volo al Giro di Lombardia di due anni fa (bacino fratturato, vedi che succede quando ti metti in testa di inseguire lo Squalo in discesa), si è preso la Vuelta in un 2022 che lo aveva già visto vittorioso alla Liegi-Bastogne-Liegi e alla Classica di San Sebastian. Grazie al suo golden boy, il Belgio si riprende una grande corsa a tappe dopo 44 anni di digiuno.

Detta così sembra che il dopo Eddie Merckx abbia rappresentato una specie di Caporetto. Di ottimi corridori invece ce ne sono stati, e pure tanti, (Roger De Vlaeminck, Freddy Maertens, Claude Criquielion, Rudy Dhaenens, Tom Boonen, Peter Van Petegem, Eddy Planckaert, Johan Museeuw, Frank Vandenbroucke, Philippe Gilbert, Greg Van Avermaet, fino a Wout Van Aert naturalmente), che hanno vinto classiche e Mondiali, ma nessuno è più riuscito nell’impresa di prendersi Giro, Tour o Vuelta. E tra gli ultimi 3 che ci sono riusciti, prima di Evenepoel, non c’è neanche il Cannibale.

L’ultimo vincitore belga di un Tour di France è Lucien Van Impe, che fa saltare il banco nel 1976, in una corsa che non vede Merckx alla partenza. Favoritissimo è il campione uscente, Bernard Thevenet. La prima settimana è tutta favorevole a un altro belga, Freddy Maertens, che vince 4 tappe e resta in giallo 10 giorni. Sull’Alpe d’Huez, irrompe Van Impe, che diventa leader per soli 7 secondi sull’olandese Joop Zoetemelk, per poi andare in crisi all’approssimarsi dei Pirenei. In ritardo di 2 minuti dalla maglia gialla, alla 14esima tappa il belga tenta il tutto per tutto, grazie al martellamento del suo direttore sportivo, che lo spinge all’impresa solitaria (“allora, lo vuoi vincere o no questo Tour?”, pare gli abbia urlato dall’ammiraglia). Sul Pla d’Adet, Van Impe dà più di 3 minuti a Zoetemelk e si prende la gloria dei Campi Elisi: l’ultimo belga a vincere la Grande Boucle (vincendo una sola tappa).

Nel 1977 tocca a Freddy Maertens (due titoli mondiali su strada), trionfare alla Vuelta in un’edizione anomala: poche montagne e molti arrivi in volata. E infatti a vincere è un velocista. Martens si prende la maglia arancione dalla prima tappa e non la molla più. E soprattutto si aggiudica 13 delle 20 tappe previste (nello stesso giorno, vince la prima semitappa a cronometro di 3,8 chilometri e la seconda di 45 allo sprint). Soffre solo (e ci mancherebbe) sui Pirenei, con gli spagnoli che frullano come bestie e il nostro che si deve affidare alla squadra per non crollare sul più bello. Perde oltre 2 minuti ma grazie ai polmoni del gregarissimo Michel Pollentier conserva il primato e si prende la Vuelta con quasi 3 minuti di vantaggio dal secondo.

Nel 1978 l’ultimo acuto di un belga in un grande giro, prima di Remco, è di Johan De Muynck, una carriera “modesta” fino a quel momento, come riconosce la stessa critica belga. Due anni prima era arrivato a soli 19 secondi dal vincitore, Felice Gimondi. Che nel ’78 è proprio il capitano di De Muynck. Il belga vince la terza tappa (La Spezia-Cascina), ed è sufficiente per prendersi la maglia rosa e portarla fino a Milano. Così come il suo connazionale Van Impe due anni prima, gli basta dunque una frazione per vincere una corsa di 3 settimane. In realtà, doveva fare il lavoro sporco per Gimondi. Il capitano però non ha la condizione, allora per il bene della squadra si mette a disposizione di De Muynck, che diventa leader sul campo. E resta l’ultimo belga ad aver trionfato in rosa.

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 21:55