“Maestro, che cos’è la paura?”. Il pugilato (educativo) spiegato bene. Perché la boxe o è educativa o non è. Non c’è neanche il tempo di godersi il successo del secondo Memorial dedicato a suo fratello Davide (un evento dedicato al pugilato dilettantistico: 4 ore di combattimento di giovani pugili di tutte le categorie, dai 57 fino a oltre 90 chili, patrocinato dallo Csen-Comitato provinciale di Roma, con la partecipazione dell’Attilio Volpe Boxe, dell’Ecole De Combat, della Federazione Pugilistica Italiana e la presenza di due campioni come Emanuele Blandamura e Giovanni De Carolis).

Attilio Volpe, già campione del mondo di full contact, si dedica all’allenamento e alla formazione di boxeur che vanno oltre la preparazione specifica di un match. C’è la disciplina e il sacrificio. C’è, per esempio, il sogno del suo allievo Matteo Federici, 15 anni, che si prepara per i campionati italiani assoluti di Roseto (18-21 maggio). C’è la pratica e anche tanta teoria. E c’è soprattutto la sinergia con il mondo della scuola. La boxe è una disciplina in ascesa tra giovani e giovanissimi, nonostante stereotipi (ovviamene negativi) e pregiudizi quasi ideologici. Il pugilato, spiega Attilio, “tende sempre più ad assumere l’immagine di disciplina sportiva che ha forti componenti educative, perché richiede e al tempo stesso sviluppa concentrazione e spirito di sacrificio, induce al rispetto dell’avversario e delle regole”. Il pugilato, “quando è insegnato con passione e valori saldi, veicola messaggi positivi rivolti a tutti, aiuta ad accrescere la propria autostima e a sentirsi più sicuri di sé”. Dopo un duro allenamento, osserva il maestro, “ci si sente stanchi ma anche appagati, e soprattutto rigenerati, dopo tanta fatica e applicazione. E le difficoltà vengono affrontate con un atteggiamento più propositivo”.

E a proposito di difficoltà, 2 anni di pandemia e soprattutto tante, troppe settimane chiusi in casa, senza vita sociale hanno lasciati cicatrici enormi soprattutto nei giovani. Ansia, depressione, ma anche tanta aggressività repressa, spesso “liberata” nella maniera peggiore. Nella fase post pandemica ancora in atto, una disciplina come il pugilato sembra avere un valore aggiunto nel rimettere in carreggiata tanti ragazzi che si sono visti improvvisamente messi all’angolo. E da quell’angolo bisogna saperne uscire.

“Lo sport in generale – osserva Volpe – dovrebbe essere considerato dai giovani come una specie di formula magica che aiuta a crescere bene, ti fa stare in salute, dà consapevolezza del proprio corpo, creando occasioni di confronto e competizione, allontanando le minacce rappresentate dal fumo e dall’alcool, da ciò che crea sedentarietà e dipendenza, come i social o la playstation”.

Il pugilato in particolare, prosegue, “consente di controllare e incanalare ansia e aggressività nell’allenamento, scaricandosi e sfogandosi, per poi riprendere la propria quotidianità con occhi diversi. Il pugilato, fatto bene, aiuta e rigenera”. La sinergia con la scuola, si diceva. Attilio Volpe è impegnato da 20 anni con l’Istituto Pacinotti Archimede, dove la boxe è disciplina sportiva riconosciuta nelle ore curriculari. E dove anche la relazione umana ha un suo peso specifico. Pochi giorni fa nella sua palestra c’è stato un incontro con una cinquantina di studenti delle scuole medie dell’Istituto Piaget-Majorana con cui è in corso il progetto Boxando s’impara (25 ore di pugilato nelle ore curriculari), a cui ha partecipato anche l’ex campione dei supermedi, Giovanni De Carolis, nell’ambito dell’iniziativa Per battere gli stereotipi #NonServeUnCampione lanciata da Amref in occasione dell’Africa Day 2022.

Le attività prendono spunto dall’analisi di alcuni brani del libro Mi chiamo Mouhamed Alì. “Ho vissuto 2 ore davvero appassionanti”, racconta Volpe. “La curiosità e la partecipazione dei ragazzi mi hanno emozionato. Mi è stato chiesto che cos’è la paura. Non mi aspettavo una domanda simile. È la sorella del confronto, ho risposto. Magari una sorella po’ dispettosa, che bisogna saper controllare e veicolare nella maniera giusta. E quando lo fai si trasforma in coraggio. Che è soprattutto il coraggio e la forza di rialzarsi quando la vita ti mette al tappeto”.

Aggiornato il 09 maggio 2023 alle ore 17:53