Si è rotta la cinghia di trasmissione

Cos’è, esattamente, una cinghia di trasmissione. Un concetto già noto al nostro connazionale Leonardo Da Vinci, che nel XV secolo progettò diversi macchinari il cui funzionamento era dato dall’utilizzo combinato di cinghie, catene e pulegge. Per esempio, risale al 1493 il suo progetto della prima bicicletta, che prevedeva appunto l’utilizzo di una catena! Si parla di catene perché l’impiego delle cinghie come le conosciamo oggi si è diffuso solo nell’ultimo secolo, grazie alle nuove tecnologie di produzione. Le cinghie sono una parte fondamentale di una grande varietà di macchinari, basti pensare alla propria abitazione dove, ad esempio la cinghia è fondamentale per l’uso della lavatrice, del frullatore o in epoca non troppo lontana anche del videoregistratore! Nei motori delle nostre auto o delle moto fino agli ascensori, le cinghie hanno avuto e hanno tutt’oggi un ruolo fondamentale per la corretta funzione di tutte queste macchine che, senza ombra di dubbio ci aiutano a migliorare la qualità della nostra vita.

Ho voluto riportare questa definizione presa da Wikipedia su cosa sia una cinghia di trasmissione perché penso sia l’esempio più adatto per descrivere le azioni o le non azioni dei due Governi presieduti da Giuseppe Conte. Sembra quasi che sistematicamente si muova il disco ma la cinghia non riesce a trasmettere la forza motrice e praticamente si assiste ad un fallimento integrale delle finalità della macchina Paese. Gli esempi sono tanti e tentando di fare un bilancio dell’operato del presidente Conte prima con le vesti dello schieramento giallo – verde e poi con le vesti dello schieramento giallorosa si scopre che la cinghia di trasmissione non ha mai funzionato. I Governi che si sono succeduti hanno varato anche dei provvedimenti legislativi o hanno annunciato programmi o hanno tentato di risolvere delicate problematiche industriali ma poi tutto si è rivelato completamente “inutile”, completamente lontano dalle finalità e dagli impegni annunciati. Elenco i vari fallimenti, solo alcuni perché sarebbe arduo ricordarli tutti:

L’Ilva di Taranto; è davvero preoccupante la leggerezza e la irresponsabilità con cui è stato portata avanti l’intero rapporto con Arcelor Mittal. Un susseguirsi di errori che nell’arco di pochi mesi, forse giorni faranno esplodere una delle bombe sociali più gravi dell’intero Mezzogiorno, dell’intero Paese. Un impianto industriale ed un impianto portuale ormai destinati ad essere solo archeologia industriale.

L’Alitalia, è inutile riportare i vari prestiti passati e la serie di annunci e di certezze su partecipazioni e vendite completamente discutibili e spesso inesistenti. La cosa più grave è la figura fatta ultimamente con l’Unione europea in merito al contributo di 3 miliardi di euro.

Il “Quota 100” cioè la procedura per l’avvio al pensionamento, in cui man mano che si ricorre a tale norma ci si accorge della non convenienza della stessa ai fini pensionistici: è vero si va via prima in pensione ma perdendo un consistente valore del proprio emolumento pensionistico accumulato nel tempo.

Il Reddito di cittadinanza. I dati parlano da soli: un costo elevato della operazione, un fallimento oggettivo delle attività portate avanti dai 6mila navigator (unico risultato occupazionale), una completa assenza di aumento dei consumi e quindi un inutile rapporto tra investimento che nel prossimo triennio raggiungerà i 24 – 26 miliardi e la crescita del Pil. Ancora più assurda la mancata crescita occupazionale.

Il blocco della Tav; un blocco ereditato dal Governo precedente ma che per tutto il 2018 è diventato elemento davvero preoccupante di azzeramento di un’opera voluta dall’Unione europea e approvata formalmente da un apposito provvedimento legislativo dal Parlamento. Bastava rendersi conto sin dall’inizio che per bloccare questa opera era necessaria l’abrogazione di una Legge e avremmo evitato di fare una pessima figura a scala internazionale.

Il blocco della Tap, il blocco cioè di un’opera che, oltre ad essere stata approvata in tutte le sedi istituzionali, oltre ad avere avuto una capillare Verifica di impatto ambientale, riveste una funzione strategica che coinvolge non solo la Regione Puglia, non solo il nostro Paese ma l’Unione europea e un numero di Paesi come l’Azerbaijan, la Turchia, la Grecia e l’Albania. Un’opera che per oltre il 40 per cento è stata già realizzata negli altri Paesi, un’opera supportata da apposito trattato internazionale.

Il mantenimento del Codice degli appalti. Sin dal suo insediamento nel primo Governo, Conte ha sempre ribadito che di fronte alla grave crisi dell’intero comparto delle costruzione (120mila imprese fallite in meno di otto anni) la prima azione sarebbe stata una rivisitazione sostanziale del Codice appalti; dopo due anni non è successo praticamente nulla.

Il blocco delle infrastrutture strategiche. Addirittura accettando la proposta del ministro Danilo Toninelli ha sottoposto ad analisi costi benefici una serie di interventi tra cui: l’asse AV/AC Genova-Milano (Terzo Valico dei Giovi), l’Asse AV/AC Brescia-Verona-Vicenza-Padova, il nodo ferroviario di Firenze; tutti interventi ubicati sulle Reti Trans European Network e quindi già supportati da adeguare verifiche. In realtà solo blocchi temporanei perché, dopo quasi due anni si è scoperto che era solo assurdo bloccare tali opere.

La legge “Sblocca cantieri”, la invoco solo per ricordare che questo provvedimento invece di sbloccare in realtà ha bloccato i cantieri.

La revoca della concessione alla Società Autostrade per l’Italia; una decisione annunciata in più occasioni dal presidente, dal Governo, da alcuni ministri e poi sempre rinviata perché giustamente qualcuno ricorda cosa sia la revoca, cosa comporti la revoca, se sia possibile invocarla.

La riforma della Giustizia, anche questa annunciata e affrontata in modo davvero dilettantesco e questo preoccupa perché in tal modo si fa un danno alla nostra economia: solo un imprenditore pazzo investirebbe in un Paese in cui un processo civile dura dieci anni. E il presidente Conte è, nel comparto della Giustizia, senza dubbio una persona competente eppure in questi due anni è stato solo spettatore.

Il Decreto legge “Rilancio”. Al momento della verifica delle coperture, al momento in cui si doveva passare dalla fase degli annunci – alcuni patetici come quello in cui il presidente Conte ci ha parlato di una manovra “bazooka” di risorse – alla fase delle reali disponibilità delle risorse ci siamo resi conto di non disporre delle coperture adeguate; ancora più grave è la difficoltà di disporre di adeguata “cassa”; infatti le risorse che arriveranno dal Recovery Fund, dal Fondo Salva-stati e dal Fondo di coesione e sviluppo sono tutte in conto capitale, cioè non potranno essere utilizzate per assicurare la copertura di iniziative come gli “80 euro” di renziana memoria o il “Reddito d cittadinanza” o il “Quota 100”.

Potrei continuare nella elencazione sia dei plateali errori del presidente Conte e dei Governi da lui presieduti, sia delle mancate correlazioni tra provvedimenti assunti e provvedimenti realmente attuati ma penso siano sufficienti quelli elencati; tutti testimoniano che la cinghia di trasmissione tra volontà e azione da due anni si è rotta in questo Paese.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 11 giugno 2020 alle ore 10:23