a blogstar Andrew Sullivan, forse l’ultimo
obamiano sfegatato non-di-sinistra rima-
sto su piazza, lo aveva ipotizzato già a set-
tembre, a campagna elettorale più aperta che
mai: se Barack Obama avesse vinto la riele-
zione, avrebbe potuto tentare di essere “Il
Reagan dei Democratici”: nel senso di un
“transformational president”
, un presidente
che non si limita a governare il paese ma si
spinge molto oltre, lo trasforma, determina
con la propria leadership uno smottamento
non solo nel voto ma persino nella mentalità
di gran parte degli elettori – anche fra i sim-
patizzanti del partito avversario – destinato
a durare ben più del suo mandato, per alme-
no una generazione.
Ora, dopo il suo di-
scorso di inaugurazione,
nel quale molti hanno let-
to un audace spostamento
a sinistra rispetto ai com-
promessi del primo man-
dato, sono in molti a ri-
prendere
questa
immagine. Da sinistra lo
fa E. J. Dionne sulle co-
lonne del
Washintgon
Post
: «Come Reagan,
Obama tenta di attuare il
suo programma non cer-
cando il sostegno dei lea-
der del partito di opposizione, bensì conqui-
stando una minoranza dei repubblicani meno
intransigenti. Specialmente i parlamentari del
Nordest, della Coste Ovest e di parte del
Midwest che sentono da che parte tira il ven-
to della politica dalle loro parti». Ma anche
da destra c’è chi la vede in termini sostan-
L
zialmente analoghi: Rich Lowry, direttore
della rivista conservatrice
National Review
,
ieri in un corsivo su
The Politico
notava che
nel proclamare, inaugurando il proprio se-
condo mandato, la sua visione a favore di
«più intervento statale e politiche più di si-
nistra sui temi sociali», «Obama sta recitando
la sua parte, come vuole il nuovo cliché, per
arrivare ad essere il Reagan della sinistra».
Lowry aggiunge però una importante nota
di scetticismo: «Per diventare un personaggio
di perpetua trasformazione come Reagan,
però, serve ben altro. Dovrà terminare il pro-
prio mandato venendo adorato. Dovrà con-
solidare la sua eredità vincendo di fatto una
sorta di terzo mandato. E
le sue politiche dovranno
funzionare, come fece
Reagan vincendo la guer-
ra fredda e rilanciando
l’economia». A voler es-
sere pignoli, c’è anche un
ulteriore elemento a la-
sciare perplessi rispetto
alla ipotesi di un “percor-
so reaganiano” per la
presidenza Obama. Nel
1984 Reagan ottenne il
26% del voto democra-
tico, esattamente lo stesso
di quattro anni prima, e
ben il 63% - più del doppio - di quello degli
elettori indipendenti: tanto che da allora è
divenuto usuale parlare di Raegan demo-
crats. Di un equivalente a parti invertite (...)
ad oggi non si vede traccia.
ALESSANDROTAPPARINI
alessandrotapparini.blogspot.it
ettiamo da parte le passioni politiche
e analizziamo con freddezza quello che
è il più grande scandalo politico della storia
Italiana.Banca Monte dei Paschi è la banca
del Pd, è controllato da una fondazione che
è espressione di quel partito. Non ci possono
essere dubbi sul fatto che l’ispiratore e il mag-
gior beneficiario del prestito di stato da 3,9
mld di euro (i Monti Bond) sia il Partito De-
mocratico. Il Pdl, pur correo con il Pd e Mon-
ti avendo votato e “lavorato” attivamente al
prestito salva Monte dei Paschi, avrà buon
gioco a mettere in luce quello che la stampa
vicina al centrosinistra fino ad ora ha sempre
tentato di nascondere. Il Pd, al pari di Monti
è il primo protettore delle
banche e delle assicurazio-
ni. Fra i recenti scandali
finanziari italiani non c’è
solo il Monte dei Paschi,
dobbiamo ricordare Uni-
pol con il caso Fondiaria-
Mediobanca-Unipol. Sia
chiaro, il Pdl non avrebbe
alcun titolo per fare cam-
pagna elettorale su questi
temi. Quando si è trattato
di far pagare ai cittadini
gli errori di Mussari e del-
la Fondazione Monte dei
Paschi, ha votato compat-
to con Monti e il Pd. Resta il fatto incontro-
vertibile che questa vicenda farà perdere mol-
tissimi punti (e giustamente) alla coalizione
di centrosinistra e probabilmente anche a
Monti (ancora più giustamente), voti che an-
dranno per la gran parte a Ingroia e M5S, e
per quello che realmente conta andranno a
M
chiudere sempre più la forbice fra Berlusconi
e Bersani anche nella corsa per la Camera. Il
sogno del centrosinistra (o l’incubo?) di avere
una maggioranza al Senato è definitivamente
morto, da questo semplice fatto ne discende
che col passare dei giorni sarà sempre più
chiara l’indifferenza di un voto dato a Monti
o Bersani. Un alleanza di governo tra i due
(ce lo chiedono l’Europa... e le banche) sarà
un dato e non più un ipotesi post-elettorale.
Anche se ancora in netto svantaggio, Berlu-
sconi ha di nuovo qualche buona carta per
vincere le prossime elezioni. Perchè è impor-
tante? Non certo per i destini dell’Italia: è del
tutto indifferente chi vincerà, alla fine verrà
fatto ciò che ci chiede
l’Europa. È importante
per i mercati finanziari.
Gli operatori finanziari, si
sa, sono nervosetti e pe-
raltro sono pieni fin sopra
i capelli di titoli e bond
italiani. Non credo po-
trebbero sopportare, a
torto o a ragione, nemme-
no per 5 minuti l’idea del
ritorno di Silvio. In quel
caso venderanno preven-
tivamente in massa e si
metteranno alla finestra
per vedere cosa succede.
Infine c’è un’altra questione: penso che da
oggi chi ha in mano titoli bancari italiani
qualche dubbio sui controlli di Banca d’Italia
se lo sia fatto venire. Quante altri armadi pie-
ni di contratti con Nomura ci sono in giro
per le sedi centrali delle banche Italiane?
SeMps può essere
un“game changer”
Questa vicenda farà
perdere moltissimi punti
(e giustamente)
al Pd e probabilmente
anche aMonti (ancora
più giustamente).Voti
che andranno in grande
parte a Ingroia e Grillo
PerchéObama non sarà
un“Reagan di sinistra”
Nel 1984 Reagan
ottenne il 26%del voto
democratico e più
del doppio di quello
degli indipendenti.
Di un equivalente
a parti invertite ad oggi
non si vede traccia
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VENERDÌ 25 GENNAIO 2013
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