L'Europa trema per il contagio

La crisi dell’eurozona prosegue a mietere le sue vittime: insieme a Cipro, la Spagna si è trovata costretta a richiedere aiuti economici all’Unione europea per la ricapitalizzazione dei propri istituti di credito in gravissima difficoltà a seguito dello scoppio della bolla immobiliare. Una richiesta ufficializzata dal ministro delle Finanze del governo Rajoy, Luis De Guindos, lunedì scorso. Già nelle settimane precedenti, però, l’Eurogruppo – i ministri delle Finanza della zona euro, ndr – si era accordato su 100 miliardi di euro da destinare al malconcio mercato del credito spagnolo. Ancora nulla è dato sapere circa le condizioni, i termini del piano di salvataggio. In base ai rumors, tuttavia, si dovrebbe arrivare alla sua stipula definitiva entro il 9 Luglio prossimo. Olli Rehn – commissario europeo agli Affari Economici – si è subito dichiarato fiducioso sul raggiungimento di un accordo tra Spagna da un lato, Commissione europea, Eurogruppo e Banca centrale europea dall’altro.

Tutto va bene madama la marchesa, quindi? Tutt’altro. Secondo quanto rivelato da due importanti società di consulenza riprese dal Wall street journal e da Il Sole24ore, si stima che le banche spagnole dovrebbero aver bisogno di circa 62 miliardi di euro. Insomma, una cifra ragguardevole. Fonte di un sistema bancario sì, sull’orlo del precipizio per la famigerata e già citata bolla immobiliare, ma anche, soprattutto, per un altro importante fattore: le banche spagnole posseggono, in ampia misura, quei titoli di stato sempre più in sofferenza sui mercati finanziari. Lo spread tra bonos e bund decennali, infatti, risulta oramai da tempo ben oltre quota 500 basis points, con un rendimento medio attorno al 6,5%, a tratti al limite dell’inquietante soglia del 7%. Martedì scorso, inoltre, il tesoro spagnolo ha collocato circa 3 miliardi di euro di titoli a 3 e 6 mesi. Non ci si lasci ingannare: Madrid ha ben poco da rallegrarsi.

Già, perché i rendimenti pretesi dai mercati si sono duplicati o addirittura triplicati. Il tasso d’interesse dei bonos a 3 mesi è schizzato dallo 0,85% dell’ultima asta del 22 Maggio al 2,36%; i titoli semestrali, invece, sono passati dal 1,7% del mese scorso al 3,2%. Dati allarmanti, ovvia conseguenza di una situazione economico-finanziario a dir poco preoccupante. Vero, in proporzione ad altri paesi dell’Europa mediterranea, il rapporto debito/Pil non appare dei più catastrofici. Di fronte, ad esempio, a un Portogallo al 118%, a un’Italia al 120% e a una Grecia addirittura al 180, Madrid si attesta al 72%. Il problema, semmai, è il dato del deficit, sempre commisurato al Pil: 8,9% nel 2011, quest’anno al 5,3% dopo le manovre lacrime e sangue varate dall’esecutivo popolare guidato da Mariano Rajoy. Ora, nell’ipotesi in cui i mercati dovessero proseguire nel solco di un aumento dei tassi, il governo spagnolo sarebbe costretto a nuovi tagli di spesa e a un aumento della pressione fiscale. In primis, dell’Iva, attualmente al 18% e tra le più basse d’Europa. La Spagna paga in termini di crescita un tasso di disoccupazione record: generale al 25%, giovanile al 50%.

In altre parole, un giovane su due non lavora. E di fronte a tali numeri non v’è manovra che tenga. I mercati non potranno mai puntare su chi non è in grado di ripagare i propri debiti. E allora? Madrid si trova nel bel mezzo di un vero e proprio cul de sac. Oltretutto, last but not the least, al Consiglio europeo di Bruxelles del 28 e 29 giugno, dovrebbe discutersi la cosiddetta proposta “Monti-Moavero”. Una proposta volta a consentire al Fondo salva stati – da Luglio European Stability Mechanism – l’acquisto dei bond dei paesi con gli spread più elevati per arginare i rialzi dei rendimenti. In questo senso, un onorevole compromesso con Angela Merkel dovrebbe riguardare l’utilizzo di tale ombrello finanziario solo per quegli Stati in regola con la disciplina di bilancio. Il super-ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, avrebbe espresso al riguardo una cauta apertura. La Spagna, però, sarebbe fuori da tale previsione e – secondo le parole dello stesso Rajoy – in una cornice simile, continuare «a finanziarsi sul lungo periodo con questi spread diverrebbe sempre più difficile». Se non impossibile.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:57