I giudici esonerati   e l’arrivo degli ausiliari

Perché l’attuale ministro della Giustizia firma il decreto per il reclutamento di quattrocento giudici ausiliari destinati ad aiutare le Corti d’Appello italiane a smaltire l’arretrato, se ci sono ben milleottantacinque giudici che hanno chiesto e ottenuto l’autorizzazione a svolgere incarichi extragiudiziari?

Dal sito internet del Consiglio superiore della magistratura (Csm) risulta che solo nell’ultimo periodo, ovvero dal novembre 2013 al maggio 2014, è stato autorizzato un migliaio di incarichi extra. E i giudizi chi li fa? Mentre questi mille circa magistrati si occupano in maniera extra, la nostra giustizia aspetta? Ecco la ragione degli arretrati. Non c’è chi deve esserci a fare il proprio mestiere e a lavorare.

Si è letto nei giorni scorsi che sono in arrivo quattrocento posti per giudici ausiliari nelle Corti d’Appello di tutta Italia per aiutarle a smaltire il carico degli arretrati civili. Ne ha dato notizia un comunicato del ministero della Giustizia, nel quale si legge che il ministro Orlando ha firmato il bando di selezione che mira a “un significativo aumento di organico per rafforzare l’efficienza delle Corti anche nello smaltimento dell’arretrato”. Il bando specifica che può partecipare alla selezione un folto esercito di persone. Circostanza che, di per sé, chissà quali segnalazioni scatenerà in Italia, dove al momento manca lavoro un po’ per tutti. Dunque potranno partecipare i magistrati ordinari, contabili e amministrativi; gli avvocati dello Stato a riposo da non più di tre anni, nonché i magistrati onorari che non esercitino più, ma che abbiano esercitato con valutazione positiva la loro funzione per almeno cinque anni. E poi i professori universitari in materie giuridiche di prima e seconda fascia, anche a tempo definito o a riposo da non più di tre anni; i ricercatori universitari in materie giuridiche, gli avvocati anche se cancellati dall’albo da non più di tre anni, i notai anche se a riposo da non più di tre anni.

I posti riguardano ventisei Corti d’Appello (Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Firenze, Genova, L’Aquila, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Torino, Trento, Trieste e Venezia). Inizialmente, si è parlato di assunzioni in qualità di magistrati onorari a termine il cui compito è quello di abbattere il “monte processi pendenti” in un arco di tempo individuato in quattro anni. La retribuzione è di circa duecento euro a sentenza – l’obiettivo vorrebbe essere circa cento pronunce a testa – e si lavora in team composti ciascuno da un giudice ausiliario e due magistrati togati.

Pagati a cottimo produrranno alla grande, si sarà pensato. Finalmente una sana regola di mercato inserita in un corpo malato, quello dello Stato a lavoro dipendente e a tempo indeterminato. L’assunzione a tempo indeterminato a carico dello Stato ha rivelato da tempo la sua inefficienza, mentre pagare a cottimo in un lavoro non a tempo indeterminato costituisce la regola di mercato in grado di garantire responsabilità ed efficienza.

La domanda di partecipazione alle selezioni, disponibile dal giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e non ancora presente, può essere compilata e inviata in via telematica direttamente dal sito del Csm. Il “giro” on line, tuttavia, consente di leggere, sotto la voce “Rapporti con il pubblico”, la “Pubblicità degli incarichi extragiudiziari conferiti ai magistrati onorari” ovvero tutto il lungo elenco dei magistrati incaricati in ordine alfabetico.

Si scopre così che i magistrati hanno una vera e propria predilezione per l’insegnamento, si fanno cioè esonerare in quasi duemila dal lavoro giudiziario per andare fondamentalmente a fare e “dare” lezioni. Ci sono incarichi per docenze di ogni tipo, permanenze presso i ministeri, nel Consiglio superiore della magistratura – decisamente i più bravi, è indiscutibile – altri (che indubbiamente sanno il fatto loro) sono a prestare il proprio aiuto persino presso la Commissione europea, nella Pubblica amministrazione, nelle numerose scuole di specializzazione e molto nelle università pubbliche italiane. Tutto fuorché il proprio mestiere, che invece sarebbe utile per l’arretrato e per il Paese. I compensi delle attività extra sono modesti, dunque è chiaro che si ponga l’accento sullo stipendio base da magistrato, cui si aggiunge l’emolumento extra.

Ora, i quattrocento ausiliari giudiziali presso la Corte d’Appello sono in teoria una manna per chi riuscirà ad accaparrarsi il posto – a cottimo e a tempo determinato – ma lo Stato che paga tutti e tutto? Le lezioni dei giudici? Gli ausiliari per l’arretrato? Tutti gli stipendi dei giudici? In attesa di una riforma della giustizia che non arriva, si facciano lavorare le forze impiegate e retribuite. Per quanto riguarda il futuro, occorrono non solo cambiamenti radicali. È necessario istituire nei tribunali la possibilità del multiporta, con l’obiettivo di ridurre il peso sulla giurisdizione contenziosa.

Si tratta di attuare una politica nella direzione dell’introduzione di sistemi di risoluzione delle controversie mediante la possibilità dell’accesso a più “porte” e iter di giustizia multipli. Ogni caso cioè deve potere accedere e “prendere” una “porta” a disposizione al fine di trovare la soluzione migliore possibile. In pratica, si devono creare e implementare i sistemi diretti, per esempio, alla negoziazione assistita, alla conciliazione, alla mediazione, all’arbitrato e ricorrere, solo quale extrema ratio, alla giurisdizione contenziosa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:20