Partiti politici impresa   e governanti manager

Ecco cosa e come devono diventare i partiti politici. Negli Stati Uniti Barack Obama è stato depennato dai suoi stessi elettori perché si è rivelato un presidente inefficace. Dotato di parlantina atta a raccogliere consenso, nero a sufficienza per fare sentire bene chi lo ha votato, oggi è ai minimi storici di popolarità e il popolo americano non vede l’ora di mandarlo a casa, lui e sua moglie Michelle. Perché? Perché, gli si rimprovera di essere incapace della gestione del Paese. Dunque non basta essere comunicativi né avere il fisique du role o essere “carini”, serve sapere fare, essere strettamente capaci, efficaci. Negli Stati Uniti, come avviene d’altra parte anche in tutto il mondo occidentale che funzioni, chi è scelto e posto al vertice di una organizzazione - economica o di altro tipo - è responsabile dell’organizzazione medesima, anche per eventuali errori di inerzia o di omissione.

Barack Obama ne ha commessi molti, si pensi solo alla sottovalutazione dell’Isis, o al mancato intervento in seguito alla uccisione dell’ambasciatore statunitense, il proprio ambasciatore a Bengasi ucciso da Al Qaeda, o al rischio Ebola eccetera. Obama segnala una questione non di poco conto, cioè che il criterio del consenso in base al quale sono eletti i rappresentanti, privo della esistenza e dimostrazione di capacità ed efficacia di gestione da parte del governante stesso, è inefficace, non dà cioè garanzia alcuna di buon governo, meno che mai di capacità. I governanti eletti in base al criterio del consenso che si rivelino incapaci nel governare danno luogo infatti, mentre lo si scopre, alla sofferenza del popolo che ne sopporta e subisce gli effetti nocivi di quell’incapacità. Non c’è trucco e non c’è inganno. Il popolo sceglie in base a un criterio che nulla ha a che fare con la reale ed effettiva capacità gestionale del soggetto scelto, dei soggetti scelti.

Questo (questi) non saranno per lungo tempo responsabili di alcunchè, al massimo verranno rimossi tra le grida del medesimo popolo, ma niente di più, il danno cioè sarà stato fatto, sarà stato sofferto. I politici sono giudicati in base a come gestiscono solo dopo che hanno dato prova della malagestione, mentre al contrario andrebbero scelti per come hanno già gestito qualcosa e per come conseguentemente presumibilmente gestiranno e saranno in grado di gestire la cosa pubblica, che è nostra, di tutti. Eleggere i politici, i nostri rappresentanti, in base all’abilità o loro destrezza (o inganno nel caso di Renzi) nel raccogliere consenso (da noi si è sostituito al popolo italiano e ha deciso abusivamente per tutti Giorgio Napolitano, ma il ragionamento vale per quando si tornerà a votare e soprattutto per la riforma del sistema elettorale), non cioè in base alla loro capacità di governo, è un errore che si paga.

Una volta al governo infatti, li si giudica in base alla capacità di gestione e, scelti col criterio sbagliato, si rivelano, la maggior parte delle volte, per quello che sono, degli incapaci. Così come è successo per Obama, allo stesso modo che per John Fitzgerald Kennedy che se non fosse morto giovane sarebbe stato travolto, da mito osannato in partenza, dalla sua scandalosa gestione della guerra in Vietnam piuttosto che dagli scandali sessuali, ancora prima che dalla reale assenza di risultati concreti. Essere fotogenici non basta. Non basta neanche avere carisma e compiacersi degli gli applausi, che come diceva Lucio Battisti nella canzone, “senza interrogarsi da parte di chi” , un politico deve essere capace, efficace della gestione del governo. Bisogna cioè sapere ed essere in grado di governare. Conoscere la macchina dello Stato e sapere come farla funzionare, dove mettere le mani.

Essere capace di sapere cioè cosa fare e come fare. Il criterio di elezione e di selezione non deve essere affatto la capacità comunicativa, deve necessariamente essere la capacità di gestire. E’ per questo che bisogna interrogarsi e guardare da dove viene e cosa ha fatto - e come - sino al momento in cui si propone, il candidato al governo della cosa pubblica. Se un soggetto non ha creato nulla, non è mai stato sul mercato vero, quello dell’efficienza e della capacità pura, se ha vinto unicamente il terno a lotto del parassitismo alle spalle di tutti, è il chiaro segno che mai sarà in grado di governare o gestire alcunchè in maniera capace. Ci vogliono doti da manager, ci vuole provata capacità di gestione. Nè Obama nè Kennedy, a differenza della maggior parte dei presidenti degli Stati Uniti, prima di divenire presidenti, erano stati governatori di uno Stato, Obama non aveva neanche mai ricoperto alcuna carica dirigenziale né partecipato attivamente alla vita parlamentare. Erano cioè fallimenti prevedibili in nuce.

E’ necessario, in Italia come negli Stati Uniti, che si comincino a selezionare e giudicare i candidati-rappresentanti non per quello che dicono (Renzi è una vergogna), ma per quello che hanno fatto e dimostrato di sapere fare. Il sistema elettorale deve essere strutturato nel senso della selezione in base a capacità e merito effettivi, radendo al suolo e facendo tabula rasa di un sistema che ha fatto dei peggiori (nullafacenti, ex disoccupati, soggetti alle prime armi, urlatori da strapazzo, incapaci di ogni genere) i nostri rappresentanti. Aimè a danno di tutti noi. Il Paese degli incapaci è alla catastrofe.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:11