Refill dell’Europa

In vista del referendum su Brexit, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, David Cameron ha sottoposto all’Europa i suoi temi della trattativa. Cameron vuole restare nell’Unione, fuori dall’euro e alle migliori condizioni possibili per il suo Paese.

I temi sono: 1) Misure che facilitino il mercato comune; 2) Limitazione dell’accesso al welfare del Regno Unito per i cittadini europei che vi risiedono per un periodo inferiore ai quattro anni (gli italiani sono ad oggi 210mila); 3) Diritto di veto sulle decisioni della zona euro, no ad un’unione più stretta quindi nessuna politica estera e difesa comune, e possibilità dei parlamenti nazionali di intervenire e incidere sulle decisioni dell’Unione. David Cameron ha chiesto pertanto la sostanziale diminuzione del potere in capo al Parlamento europeo. “Un’Unione europea prospera ma in cui gli Stati europei non si sentono obbligati a prendere parte ad ogni progetto europeo”, ha riassunto il ministro degli Esteri in carica inglese, George Osborne. Le cose stanno così. O oggi si riavvolge l’intricato filo europeo tornando apparentemente alla base come succede nel gioco del Monopoli quando arriva l’ammonizione (il cartellino verde/celestino) riannodandolo e riavvolgendolo da capo e dall’inizio, o l’Europa tedesca resterà tedesca e il carrozzone burocratico/amministrativo dispendioso e fondamentalmente inutile europeo resterà così com’è.

L’Europa tedesca è già sostanzialmente a due velocità e l’Italia appartiene, nonostante l’ingentissima contribuzione fatta con i nostri soldi imparagonabilmente inferiore a quanto si riesce a portare a casa, alla seconda velocità, quella dei Paesi che la Germania, cui si è consentito negli ultimi quindici/vent’anni di ergersi a capo di tutta l’Europa, ha “marginalizzato” e messo all’angolo, diciamo così, per non dire molto peggio. Ciò che propone Cameron oggi è una nuova idea di Europa, una sorta di Europa a la carta in cui si privilegia la realtà, cioè l’aspetto preminentemente economico. I padri fondatori dell’Europa hanno immaginato l’Europa politica unita ma hanno fatto anche il “possibile” allora procedendo a piccoli ponderati passi sull’economia, non sulla politica perché ciò era allora inimmaginabile e impossibile, irrealizzabile. La deviazione operata nell’Unione europea dal 1997, quando cioè si sono sostituiti i Trattati con Regolamenti e provvedimenti, atti di livello inferiore e non aventi valore e valenza generali, ha fatto sì che l’Europa non abbia proceduto affatto sul binario e cammino immaginato e voluto, inteso allora dai fondatori dell’Europa unita, e la Germania ne ha approfittato, se non volutamente causato, per “smarcarsi” e prendere, imporre se stessa, al primo posto ed a capo in ogni settore, economico innanzitutto con un export che tuttora devia e impedisce ogni ripresa europea a svantaggio degli altri Paesi ed innanzitutto il nostro, l’Italia. La Germania si è, nei fatti, erta a capo politico dell’Europa tutta, in modo da parlare al mondo, da sola, così come fa da sempre. Oggi bisogna tornare apparentemente formalmente indietro per perseguire e rendere possibile l’Europa politica unita, proprio quella che intesa e voluta dai padri fondatori. Perseverare oggi sulla strada tedesca sbagliata è un errore grave che la storia ha già insegnato a non fare.

L’Italia deve trovare in Cameron e nel suo Regno Unito il proprio fedele alleato mitigandone le richieste che ci riguardano direttamente ma ponendosi a muso duro a fianco del Regno Unito per realizzare il refill necessario, oggi e da tempo, del progetto europeo. Si ricomincia dagli interessi economici comuni che ciascuno Stato persegue perché lo ritiene economicamente vantaggioso per sé. Seguirà nel tempo il consolidamento degli obiettivi comuni che daranno la vera immagine dell’Europa unita.

Il sogno iniziale dei padri fondatori è stato davvero un sogno bellissimo, però oggi è diventato un incubo a cielo aperto per responsabilità risalenti al momento della sostituzione colpevole o piuttosto dolosa dei trattati, incubo in cui sono frantumati e infranti, gli obiettivi originari, in cui l’Europa tedesca si è frantumata e frammentata dietro i colpi della crisi economica e del dramma dell’invasione migratoria, anche terroristica islamica. Si è così presto scoperta la vera e reale natura del cosiddetto buonismo d’accatto fatta nella realtà dei fatti di muri e steccati, di respingimenti, di leggi ad hoc per chiudere e rispedire a casa la miseria. Si è vista la “fiducia e la comprensione reciproca tra i popoli che vivono in società aperte e democratiche e che condividono un comune patrimonio di valori universali” ai confini europei, si è proprio vista (sono parole pronunciate dall’attuale presidente del Consiglio dell’Unione, Donald Tusk, polacco).

L’Italia deve spingere sul trattato euroamericano in corso, deve mettersi a tavolino con Cameron ed Obama, o con i futuri primi ministri e Presidente degli Stati Uniti e ricontrattare l’Europa convenientemente per sé, con il radicale cambiamento di concetto e di prospettiva dell’Europa stessa. L’Europa politica unita può venire fuori ed “uscire” solo così oggi. Solo con la forte unione e coesione economica può nascere l’Unione e la forte coesione politica europea che sarà. Forza economica e forza politica non sono cose distinte, devono coincidere, e coincideranno nel futuro agendo oggi concretamente e pragmaticamente come il Regno Unito sta chiedendo di fare all’Europa.

L’Europa non esisterà più se si continuerà a far finta di non accorgersi e a non rendersi conto che già non esiste più. L’Europa esisterà, politicamente, solo accorgendosi di ciò che realmente è oggi e ponendosi la domanda: dove andiamo da qui?

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:08