“Ti racconto la politica”

La lista unitaria (Capitolo 34) - Paolo Borsellino diceva che il cambiamento si fa con la matita dentro la cabina elettorale e che quella matita è più forte di qualsiasi arma, di qualsiasi lupara e più affilata di un coltello. Aveva ragione, ma l’hanno capito anche le istituzioni che ci governano e l’hanno capito al punto che si sono messe a progettare ogni inganno perché, nella falsa democrazia che disegnano, il voto popolare conti sempre meno. La modernità cambia tutto e immaginare la politica con ristrettezza è uno dei maggiori errori che un popolo possa commettere, eppure non mancano mai quanti inneggiano alla rivoluzione senza considerare che anche il concetto di rivoluzione segue il dettato della modernità.

L’attuale fotofinish mostra una politica prepotente e un popolo che si sente forte mentre è costantemente plagiato; basta pensare all’impressionante quantità di cittadini che si uniformano nel linguaggio delle frasi fatte. Non è possibile vincere al tavolo dei bari senza conoscerne gli inganni; ciò non vuol dire che il popolo debba essere truffatore, ma che non può competere se non conosce i trucchi di chi truffa. Come spiegare altrimenti il fenomeno dell’esercito popolare dei sedicenti “pragmatici” che non concludono mai nulla?

Questo è un capitolo tecnico che tratta il tema della lista unitaria e informa, come abitudine dell’intero corso, senza affidarsi all’enfasi, pur sapendo che nel lettore dipendente da emotività e bisognoso di suggestione potrebbe subentrare la “fatica” prima di completarne la lettura. Ci siamo intrattenuti spesso sulle fasi che precedono un congresso di partito, qualunque esso sia. Il “tavolino del preordino” ha definito il numero dei candidati che il congresso “voterà”, così eleggendo i dirigenti provinciali del partito. Stiamo osservando dei meccanismi perversi tra cui è difficile districarsi, se non conoscendoli profondamente.

Ci siamo già occupati dei mille “accessori” a cui si ricorre per trovare la cosiddetta quadra; eccoci pertanto alla lista unitaria che rappresenta la conclusione più diffusa. Chiamarla lista unitaria, invece di unica, è già una furberia; in ogni modo, ciò significa che il congresso “voterà” una sola lista. Nel nostro esempio, i candidati sono diventati cinquanta anziché quaranta come si pensava (cap. n.29); inoltre, i dieci o dodici che non hanno trovato posizione nella lista saranno “sistemati” seguendo lo schema delle linee “Istituzione e sottobosco” che conosciamo (cap. n.1 e n.2 ) e del Manuale Cencelli (cap. n.30). In conclusione, il congresso avalla l’elenco dei cinquanta nomi stampati e praticamente già votati.

E l’informazione? Ecco, più o meno, cosa reciterà il comunicato stampa ufficiale della convocazione del congresso. “In ordine al grande senso di democrazia del partito XY, nonché all’unità di intenti che sa interpretare con rispetto le istanze del popolo, è convocato il congresso provinciale per il tale giorno e mese, presso il tale teatro”.

A proposito, le liste unitarie sono chiuse o aperte, cambia poco, ma ne parleremo.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:04