Laboragine, sensitiva che aiuta gli inquirenti

Rosemary, al secolo Maria Rosa Laboragine, risiede a Montegrotto nei pressi di Padova. È una sensitiva, non una cartomante. Dote che ha sviluppato nel corso del tempo, quando ha capito che le cose che prevedeva non potevano essere sempre una casualità, ma una realtà con cui in un modo o in altro bisognava confrontarsi.

Rosemary, con esattezza quando ha avuto consapevolezza delle sue doti?

Alla età di due anni e mezzo ebbi il primo flash. Allora mia nonna ne aveva 49 e mio nonno 45. Lui era venuto dalla Calabria e si innamorò perdutamente di lei, ebbero cinque figli. Nel gennaio del 1963 vivevamo insieme. Eravamo in cucina quel giorno, mia nonna stava preparando il pranzo e ad un certo punto (è stato anche scritto sul Gazzettino del 1963) dissi: “Oggi muore mia nonna”. Le prime reazioni furono incredule, nessuno diede peso alla cosa, ma dopo solo qualche minuto mia nonna s’accasciò colpita da un infarto. Altra storia: dopo qualche giorno dissi a mia mamma: “Voglio andare via col treno, muore il nonno”. E così è stato. Davanti alla tomba della moglie, durante il funerale, disse “tra otto giorni ti raggiungerò, senza di te Severina non posso vivere”. Dopo sei giorni, quando tutti in famiglia si erano coricati, di notte mio nonno chiamò mia mamma che era un’infermiera, si vestì e le chiese di fargli una iniezione per il cuore, perché sentiva di morire. Mia mamma non credette, ma mentre gli praticava la puntura mio nonno alzando gli occhi al cielo vide mia nonna e disse “Severina sto arrivando, aspettami”. Dopo poco spirò. Quindi l’otto gennaio del 1963 moriva mia nonna, il 14 mio nonno, io avrei compiuto a maggio solo tre anni. Entrambi gli eventi, così forti e così straordinari, erano legati alla mia persona e rimasero indelebili nella memoria di mia mamma. Fino all’età di 16 anni non ho più avuto episodi del genere. Mia madre non mi disse mai nulla, ma in paese tutti sapevano. Io ne sono sempre stata all’oscuro fino a quel giorno, quando avvenne un altro caso straordinario. Un pomeriggio, seduta sui gradini di casa, vedo passare un vicino, un certo Massimo, vedo che sta partendo in Vespa. Ad un tratto mi sentii come se qualcuno mi avesse alzato da quel gradino e mi avesse guidato fino alla moto, lo prendo per il braccio corro e cerco di fermarlo dicendogli “non andare via”. Lui non mi ascolta, ma dopo un lasso di tempo brevissimo chiamano dalla stazione di Montegrotto, ci dicono che è caduto con un freno piantato in gola, morto sul colpo. Dal quel giorno non mi si è aperta una porta, ma un portone. Mi accaddero nel tempo cose inspiegabili.

L’abbiamo vista protagonista in molte trasmissioni Rai e Meidaset, si è occupata di molti casi di cronaca, che ci dice del caso delle bambine Angela Celentano e Denise Pipitone?

Premetto che non ho mai preso e non prenderò mai un solo centesimo per i casi degli scomparsi. Mi occupo di queste persone su richiesta degli inquirenti o dei familiari o talvolta per conto mio. Scatta in me qualcosa di forte, mettendo da parte l’emotività, opero al meglio per arrivare ad una soluzione. Quando uno è morto lo dico chiaramente, come ho fatto per Sarah Scazzi. Circa il caso della piccola Denise parlai tanti anni fa con la madre, lei è ancora viva. E l’unica persona ad averla vista realmente è stata una guardia giurata che l’ha fotografata col telefonino... sì, lei è insieme ai dei Rom di lusso, non quelli che chiedono l’elemosina per strada. La bambina non ricorda nulla, ora potrebbe essere tra Milano, la Spagna e la Germania. Ma sapremo un giorno all’improvviso dov’è, come dissi in una passata puntata della “Vita in diretta”. Non ho la verità in tasca, ma le mie sensazioni mi dicono che la signora Anna Corona c’entra con la sparizione della bambina. Angela Celentano invece è stata rapita da un uomo distinto tra i 40 e i 45 anni, la ragazza è viva ma non sarà mai più ritrovata, perché è stata venduta ad una coppia senza figli.

La storia di Alessia e Livia, le due gemelline scomparse ha commosso il mondo per l’assurda atrocità di un disegno machiavellico che ha portato il padre al suicidio, che cosa ci può dire?

Sono una mamma, anch’io ho due gemelli. Vedere queste creature già dal terzo giorno dalla scomparsa con gli occhi chiusi m’ha fatto morire, nonostante ciò sono stata molto attaccata per questo caso. Le bambine sono nel lago di Lemano o lago di Ginevra, perche l’ingegner Matthias Schepp le ha addormentate, avvelenate e gettate nei due borsoni spariti da casa. L’unica persona che ha visto realmente l’ingegnere è stato quel signore che l’ha incontrato sulla riva trascinando i due misteriosi borsoni. Secondo il mio sentire era lui.

Per il recente caso di Isabella Noventa l’abbiamo vista sul fiume con gli inquirenti…

Sì, venni contattata dall’ex marito. A Padova, alle undici di sera, lui mi portò un maglione e le foto di Isabella. Il pomeriggio dopo siamo andati insieme lungo gli argini del fiume, a lui ho raccontato in primis i miei flash. Immediatamente percepii che lei era morta, colpita alla testa. Secondo il mio sentire il signor Freddy Sorgato dice la verità, ovvero di averla accompagnata: ma non è stato lui. La vedevo su piazza Insurrezione e sai perche? Perche lei comunque c’è passata perché la signora Manuela Cacco ha indossato proprio il suo giubbino, per quello l’ho sentita in quel posto. La Cacco dice la verità. Continuo a vederla con gli occhi chiusi, vedo una lite. Un litigio degenerato le avrebbe causato la morte, secondo le mie sensazioni il corpo è stato legato e messo in un sacco nero. Le chiuse del fiume erano aperte, quindi il corpo può aver viaggiato e non escludo che potrebbe essere finito in mare.

Per chiudere questa intervista le chiedo che cosa la spinge, qual è l’obiettivo che si prefigge?

Aiutare gli altri, occuparmi delle persone scomparse e del paranormale. Sono stata chiamata a collaborare da molti inquirenti. Quindi essere considerata sempre di più per il mio apporto nella risoluzione, dare un messaggio ulteriore al già prezioso lavoro delle forze dell’ordine.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:48