L’Italia mediatore tra Russia e Usa

L’Italia presiederà il G7 nel 2017. Sarà nella posizione migliore per mediare una convergenza possibile tra Russia e Stati Uniti d’America, il cui sentire oggi è di concorrenza più che di convergenza.

Per tale appuntamento, è opportuno che il nostro Paese apparecchi e si doti di un Governo e di un Parlamento legittimi e democraticamente eletti. Come dimostrano le parole pronunciate da ultimo contro la democrazia da Mario Monti, designato numero uno (due Letta, tre Renzi) al Governo da Giorgio Napolitano, senza elezione democratica alcuna da parte di nessuno di noi, è ora che gli italiani esprimano la propria volontà e non si vedano bypassati da veterocomunisti in delirio di onnipotenza che impongono scelte tanto discrezionali quanto arbitrarie.

Si ricordi che dietro la rappresentanza c’è la responsabilità del popolo che si esprime, e che negarne l’espressione cancella ed elimina la responsabilità. La democrazia e l’espressione democratica degli italiani prevedono cioè che esso risponda, vale a dire che sia responsabile di ciò che sceglie e desidera, manifesta. E’ dunque sommamente utile che l’Italia arrivi all’ appuntamento geopolitico con rappresentanti regolarmente legittimamente e democraticamente eletti. Solo così ciò che dovrà e potrà fare il nostro Paese a livello mondiale potrà essere rilevante. Vladimir Putin ha usato l’altro giorno parole di grande e ferma apertura verso una collaborazione dell’Unione europea con la Federazione russa. Quando Putin parla aprendosi all’Unione, intende e lo fa come se lo facesse verso gli Stati Uniti. Bisogna quindi cominciare ad interrogarsi su quale tipo di accordo strategico geopolitico possa oggi coniugare in maniera convergente Russia, Stati Uniti e Unione europea.

L’alleanza dei tre blocchi mondiali sarà difatti estremamente utile ai mercati comuni, oggi disorientati e in balìa di venti e tempeste più o meno reali, proprio perché consapevoli del fatto che non esiste un governo forte e grande che governa il mondo. Gli Stati Uniti avranno presto in Donald Trump il presidente stratega di accordi economici mondiali, con la Cina così come con la Russia, di cui i TPP e i TTIP sono solo un inizio, piuttosto confusionario. Il problema dell’Unione europea non è dunque oggi solo il proprio ricontrattarsi e velocemente riconfigurarsi, Brexit o non Brexit, in maniera più confacente all’utilità economica comune europea (con la drastica revisione dell’intero mastodontico apparato burocratico europeo) perché esista e sia riconoscibile il proprio blocco politico continentale, ma è il gettare ponti di collegamento con la Russia nel rispetto della autonomia imperiale, evitando cioè frizioni o pretese di esportazione di una democrazia che, come è sotto gli occhi di tutti, non è esistita già nell’attuale Europa tedesca. Per far sì cioè che Stati Uniti e Russia convergano strategicamente siamo noi europei, a cominciare dall’Italia, a dovere lavorare diplomaticamente perché le due potenze mondiali si incontrino fiduciose per porre le basi della “pace calda”, al posto della passata guerra fredda.

L’Unione europea deve avere la propria identità politica e, con tale configurazione, mediare e fare convergere i due poli mondiali per il vantaggio economico di tutti e tre i blocchi: europeo, russo e statunitense. La Federazione russa ha tutto l’interesse ad operare ed ad andare in tale direzione perché teme la Cina per la sua forza di penetrazione, oltre che per la scala maggiore. Lo stesso vale per gli Stati Uniti d’America. L’Italia si troverà quindi nel 2017, più della Francia e della Germania, nella posizione migliore per mediare e fare costruire questo governo del mondo a tre teste. Utilizziamo il tempo da qui al 2017 ad attrezzarci alla bisogna.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:49