Tomaso Montanari e il pasoliniano “antifascismo archeologico”

Leggo, ed intristisco ad ogni riga, quanto scrive l’insigne storico dell’arte Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano del 17 maggio scorso (La “Resistenza” in discarica e il neofascismo sdoganato). Dopo aver giustamente deplorato con parole di fuoco l’invio al macero da parte della Biblioteca comunale di Castiglion Fiorentino, nell’aretino, di preziosi testi di storia locale, riguardanti anche il fascismo, la persecuzione antisemita e la Seconda guerra mondiale, Montanari tesse le lodi di chi si rifiuta di vendere l’autobiografia di Giorgia Meloni.

Di più, osserva che tale decisione sia imposta dalla “Costituzione antifascista”. Coloro che non condividono tale posizione avrebbero nientepopodimeno “dimenticato che per i fascisti – e solo per i fascisti – non valgono tutte le garanzie costituzionali: per esempio, non valgono la libertà di associazione e di espressione”. E non finisce qui. Boicottare la diffusione del libro è non solo “encomiabile” ma “necessario”, in quanto quello “spesso volantino da ufficio stampa” scritto dalla leader di un partito, Fratelli d’Italia, “compromesso col fascismo”, dovrebbe essere anzi destinatario delle “misure preventive e repressive di ogni attività ispirata al fascismo”.

A leggere queste opinioni (condite anche con qualche inesattezza, che le disposizioni transitorie e finali della Costituzione e le leggi Scelba e Mancino vietano la ricostituzione del partito fascista, l’apologia del fascismo e l’incitamento all’odio, alla violenza e la discriminazione per ragioni razziali, etniche, religiose o nazionali ma non privano assolutamente, i neo e i post-fascisti, della libertà di parola), vengono alla memoria le considerazioni di Pier Paolo Pasolini, quando in un’intervista sulle colonne dell’Espresso nel dicembre del 1974, nel pieno quindi della stagione plumbea del terrorismo, aveva il coraggio di scrivere come “esista oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più”, per poi precisare che “buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. È, insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo”.

Aggiornato il 21 maggio 2021 alle ore 12:39