Il caso degli “impresentabili” delle amministrative romane

La sera di venerdì 1° ottobre il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Nicola Morra, a poche ore dal silenzio elettorale, ha annunciato la lista degli “impresentabili” per le elezioni amministrative. Fra i nomi anche quello di Maria Capozza. La notizia viene subito ripresa dai maggiori quotidiani italiani scatenando non solo un brutale attacco mediatico ma un vero e proprio caso politico.

Intervistata dall’Adnkronos, l’avvocato Capozza ha dichiarato: “Il mio nome e la mia dignità sono state danneggiate, senza che nessuna parola sia stata detta sul fatto che ho ostacolato, bloccato e denunciato fatti illeciti. In particolare una mia denuncia riguarda il cantiere più grande d’Europa: quello della Metro C, mai completata, tant’è che Draghi ha recentemente nominato un Commissario, che nasce quando Walter Veltroni nel 2002 approva il progetto preliminare della linea, poi inviato alla regione Lazio”.

Per Capozza le ragioni di tale attacco sono puramente politiche: “Il giudizio politico-morale espresso nei miei confronti da Morra con l’infamante etichetta di impresentabile è stato attribuito a me in quanto ex attivista dell’ala destra del Movimento 5 stelle. Resta il dubbio che questo brutale attacco sia stato riservato a chi dal M5s dopo il tradimento di quasi tutti i valori fondanti dei grillini, si sia poi riconosciuto e candidato nel centrodestra. Come avvenuto anche a Marcello De Vito”. E Prosegue: “Nessuna parola neanche sul fatto che io abbia ostacolato, bloccato e denunciato fatti illeciti presso gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (Ipab), le cui ricchezze erano e sono oggetto di speculazioni mentre i servizi sociali gratuiti a favore dei soggetti più fragili sono ridotti al lumicino. E ciliegina sulla torta, silenzio sul fatto che lo stesso presidente della Commissione Antimafia ha presentato due interrogazioni al Senato basate sulle mie denunce, così sostenendo le mie battaglie. Ma oggi per gli stessi fatti, lo stesso Morra mi definisce impresentabile”.

La candidata conclude sottolineando “che sono ancora una volta vittima: fatte le denunce, sono stata allontanata dal mio lavoro e persino indagata per gli stessi fatti che avevo denunciato. Perché la normativa italiana, europea e internazionale a tutela dei cosiddetti whistleblowers come me – autori, cioè, di segnalazioni di reati o irregolarità – viene totalmente disapplicata, con il risultato che chi combatte non solo non è protetto ma addirittura si trova sotto attacco, diffamazione e mobbing compresi”. Sul caso sono subito intervenuti Maurizio Gasparri e Antonio Saccone, rispettivamente commissario romano di Fi e segretario regionale dell’Udc: “La lista Forza Italia-Udc per il Comune di Roma è stata inviata preventivamente alla Prefettura, che è organismo di garanzia molto più credibile di Morra, i cui vaniloqui sono dettati da risentimenti. Ricordiamo che i parlamentari Forza Italia–Udc chiedono da mesi e mesi le dimissioni di Morra da presidente dell’Antimafia, essendo indegno di ricoprire quell’incarico dopo aver offeso la memoria della compianta Jole Santelli. La Prefettura non ci ha fatto nessuna osservazione, rispediamo a Morra le sue considerazioni e i nostri due candidati sono regolarmente in campo e i cittadini potranno votarli. Marcello De Vito – ricordano – non ha avuto neppure una multa nel corso della sua vita e la Cassazione ha annullato dei provvedimenti nei suoi confronti e quindi non può essere bollato come impresentabile. La Capozza è addirittura in prima linea nel contrastare fenomeni di illegalità ed ha annunciato una querela nei confronti di chi fa rilievi assolutamente infondati. Peraltro è paradossale che proprio Morra abbia presentato delle interrogazioni chiedendo perché l’Anac non abbia dato seguito alle denunce della Capozza”.

Anche Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, si è espresso sul caso: “Il giudizio della Commissione parlamentare anti mafia deve essere espresso al momento della presentazione delle candidature o immediatamente dopo. Altrimenti interferisce con il diritto costituzionale all’elettorato attivo o passivo. Ma il punto nodale è la singolarità della incandidabilità non prevista dalla legge. Se impresentabile significa non candidabile – rimarca Mirabella – deve essere la legge a prevederlo. E la Commissione parlamentare antimafia non dovrebbe dare un giudizio di impresentabilità ma indicazioni per tempo su quelli che sono i procedimenti penali pendenti o l’esistenza di indagini in corso su tutti i candidati”. L’intervento della Commissione alle amministrative invece “è stata un’azione politica a gamba tesa”. Secondo il presidente emerito della Corte costituzionale sarebbe “difficile pronunciare un giudizio di incostituzionalità rispetto a quello che è un atto politico, anche se attenzione, perché l’atto politico affermato a livello istituzionale lo possono fare le forze politiche non le istituzioni. Ed il rischio è che questa commissione diventi uno strumento inappropriato di lotta politica”.

Aggiornato il 01 luglio 2022 alle ore 13:39