Licia Ronzulli: chi era costei?

Licia Ronzulli: chi era costei? Ecco la domanda inquietante che molti italiani fra alcuni decenni si porranno, sol che vogliano osservare retrospettivamente le vicende politiche che oggi vengono rappresentate sul palcoscenico italiano. Ed è la domanda – come tutti sanno – che si pone un pensoso Don Abbondio, come viene rappresentato da Alessandro Manzoni, intento a chiedersi chi fosse mai Carneade di cui leggeva, mentre già dietro l’uscio, favoriti dal buio della notte, Renzo e Lucia s’appressavano, cercando di estorcere al curato un matrimonio già troppe volte negato. Il paradosso sta nel fatto che sappiamo chi fosse Carneade: un filosofo minore appartenente alla Nuova accademia, scettico per vocazione e per questo temuto dai metafisici. Non sappiamo per nulla invece chi sia la Ronzulli. Intendiamoci.

Da un certo punto di vista, certo lo sappiamo. Sappiamo che faceva l’infermiera e la fisioterapista; che conobbe Silvio Berlusconi mentre svolgeva questo ruolo, nel corso di uno dei tanti ricoveri del leader di Forza Italia; che ne divenne amica e forse confidente; che fu eletta al Parlamento europeo; che da qualche anno, per sconosciuti motivi, Berlusconi le ha consegnato, eletta la stessa senatrice, il partito in mano; che ella ha fatto uso di tutto il potere così ottenuto per propiziare la fuga di molti, in modo da rimanere quasi la sola fiduciaria politica di Berlusconi; che è stata proposta da questi quale ministro di peso, non importa presso quale dicastero; che Giorgia Meloni non ne ha voluto sapere per nulla e che questo dissidio rischia di minare la sorte di un governo che ancora deve nascere.

Detto questo, a tutti noto, non sappiamo ancora nulla della Ronzulli. Non sappiamo in particolare quale ruolo effettivo essa ricopra per potere essere considerata a tal segno irrinunciabile da Berlusconi da far saltare addirittura il governo nato dalle elezioni. Questa cosa, la sola della Ronzulli davvero degna di essere saputa, non la sappiamo. Possiamo dire di sapere altre cose di minor rilievo: che essa non pare depositaria di alcuna competenza particolare, altrimenti Berlusconi non l’avrebbe proposta per qualsivoglia dicastero, rimanendo indifferente quale; che durante la pandemia il ministro Roberto Speranza sembrava un moderato rispetto alla Ronzulli; che nel corso di varie trasmissioni televisive, la Ronzulli apostrofò infatti con l’epiteto di “parassiti sociali” coloro che non volevano vaccinarsi; che essa non sapeva – e continua a non sapere – che questo epiteto era quello adoperato dai nazisti per qualificare gli ebrei; che, a chi nel corso di una di queste trasmissioni, le chiedeva del progetto economico di Forza Italia, ebbe a rispondere di non essere un economista e che bisognava chiedere a coloro che erano competenti in materia; che sotto la sua guida Forza Italia ha dimezzato i consensi passando dal 15 per cento all’8 per cento e così via.

Come si vede, quisquilie, sciocchezze sulle quali non vale la penna di soffermarsi: nulla che serva a sapere chi davvero sia la Ronzulli, evidentemente circondata da un muro di impenetrabilità. Sappiamo solo che per la Ronzulli, Berlusconi era pronto a giocarsi tutto: credibilità personale, ruolo, politico, partito, governo. E a dire, parafrasando Enrico di Navarra: “La Ronzulli val bene un governo”! Da ciò possiamo solo dedurre, ma non certo sapere, che la Ronzulli deve possedere qualità somme in qualche campo della vita umana, ma a noi sconosciute e per tutti inconoscibili.

Che fare allora? Propongo alla Meloni e a Berlusconi, per uscire dalla difficoltà, di creare un ministero ad hoc per la Ronzulli, denominato appunto “Ministero per la Ronzulli”. Un ministero dove non si faccia assolutamente nulla, privo di alcuna valenza politica e che perciò non abiliti alla partecipazione al Consiglio dei ministri, come la Meloni temeva potesse accadere. E tale tuttavia da permettere alla Ronzulli di assaporare il profumo del potere, il brivido di sentirsi appellare “ministro” dai cortigiani, il piacere di auto blu a disposizione con autista 24 ore su 24. Insomma, l’uso degli amnicoli del potere che danno tanto gusto a chi per tanto tempo vi abbia aspirato. Ovviamente, non posso esserne certo. Ma penso che per la Ronzulli potrebbe bastare. E per la Meloni anche.

Aggiornato il 18 ottobre 2022 alle ore 09:47