L’Opinione risponde: Epiluminescenza

Maria da Orvieto, scrive alla rubrica l’Opinione risponde ([email protected]), perché il suo medico di base, a cui si è rivolta per delle macchie cutanee simili a dei nei, ha prescritto oltre alla visita dallo specialista dermatologo, l’esame diagnostico “Epiluminescenza”. La lettrice vorrebbe avere delle informazioni riguardo questa tipologia di indagine e sapere se è invasiva. A tal proposito abbiamo richiesto la consulenza di Stefano Foglietta, medico chirurgo che cosi risponde: “Buonasera signora. Sebbene non sia uno specialista in dermatologia, essendo laureato in medicina e chirurgia le posso spiegare a grandi linee in cosa consista questo esame.

L’epiluminescenza chiamata anche dermatoscopia, è un esame non invasivo che permette ai colleghi dermatologi di studiare le caratteristiche di formazioni cutanee sospette e di verificare se sono maligne. I dermatologi possono così distinguere i nei benigni da quelli maligni o melanomi, e riconoscere altri tipi di lesioni tumorali cutanee benigne o maligne, come il carcinoma a cellule basali (basilioma) o quello a cellule squamose (spinalioma). Per questo esame si utilizza un dermatoscopio che è uno strumento ottico costituito da una lente ingrandente ed una fonte luminosa. La superficie della lente viene appoggiata direttamente sulla porzione cutanea contenente la lesione da esaminare. Nel caso di un neo sospetto tramite l’ingrandimento e la fonte luminosa il dermatologo ne può studiare e valutare le caratteristiche in modo da poterlo classificare in modo come maligno benigno o di natura dubbia. In una visita dermatologica tutta la superficie cutaneo del corpo viene osservata attentamente e tutte le lesioni dubbie o marcatamente atipiche vengono studiate con il dermatoscopio.

Le immagini delle lesioni vengono memorizzate digitalmente su computer ed archiviate in un programma dedicato per i controlli successivi, in modo da poter verificare l’evoluzione nel tempo delle lesioni stesse. Queste considerazioni valgono soprattutto per i nei sospetti. Qualora il neo in esame col dermatoscopio non presenta caratteristiche di malignità, è possibile evitare l’asportazione chirurgica. Precedentemente a questa tecnica l’asportazione e il successivo esame istologico erano necessari per stabilire se la lesione in questione fosse maligna o meno. Si poteva andare incontro cioè ad asportazioni non necessarie e questo in fondo poteva essere il danno minore. Diversamente con l’epiluminescenza è invece possibile la diagnosi precoce di melanomi (nei maligni) in situ cioè alla stadio iniziale contenuti soltanto nello spessore dell’epidermide cioè della pelle.

L’ asportazione immediata di questi ultimi evita l’interessamento degli strati sotto cutanei con la necessità di un intervento più ampio e traumatico a livello locale e la necessità dell’asportazione del linfonodo drenante il settore cutaneo dove era localizzato il neo maligno (linfonodo sentinella). In questo caso non solo la lesione viene sottoposta ad esame bioptico, ma anche il suddetto linfonodo viene sottoposto ad esame bioptico per la eventuale presenza di cellule maligne. Qualora ci fossero tutti i linfonodi vicini vengono rimossi con la possibilità di linfoedema cioè gonfiore del sottocutaneo drenato normalmente dai linfonodi asportati. Il paziente dovrà essere sottoposto a esami radiografici ed a tac total body con mezzo di contrasto a cadenza annuale per la possibilità di metastasi a distanza situazione in quel caso a prognosi infausta. Queste considerazioni mi spingono a consigliare a tutti una visita di controllo dermatologica presso uno specialista in materia a cadenza annua, consiglio valido in special modo per le persone di carnagione chiara”.

Aggiornato il 04 settembre 2020 alle ore 14:26