Abusi, Ratzinger chiede perdono alle vittime

Una lettera rivolta a tutta la Chiesa. A scriverla è Benedetto XVI: il Papa emerito è così intervenuto dopo la pubblicazione, avvenuta il 20 gennaio, del Rapporto sugli abusi sessuali che sarebbero avvenuti nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, che lo stesso Joseph Ratzinger ha presieduto quando era arcivescovo.

Nel testo, reso noto oggi dalla sala stampa della Santa Sede, è scritto: “Mi colpisce sempre più fortemente che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso – la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono. Preghiamo il Dio vivente pubblicamente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa”.

“È chiaro che la parola “grandissima” – ha continuato Ratzinger – non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso”.

Negli incontri con le vittime, ha proseguito, “ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade”. Non solo: “Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato”. Fino alla riflessione: “Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ogni singolo caso di abuso è terribile e irreparabile. Alle vittime va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”.

Tornando poi sull’elaborazione della sua memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, ha commentato: “Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo”. Spiegando che “alle risposte alle domande postemi dallo studio legale si aggiungeva la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di atti in formato digitale”.

Ratzinger ha confessato di sentirsi grato “per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente”. Nel frattempo, un gruppo di esperti in Diritto canonico ha verificato con cura il rapporto sugli abusi all’epoca in cui il Papa emerito era arcivescovo, assolvendolo così – con formula piena – da qualsivoglia accusa di copertura. Da ricordare, tra i casi contestati, quello di un sacerdote che nel 1980 venne inviato a Monaco per seguire una psicoterapia, però poi finì a lavorare come assistente in una parrocchia. All’indomani della pubblicazione del rapporto, dal monastero Mater Ecclesiae dove vive il Ratzinger era stato ammesso “l’errore”. Errore che “non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile” ha messo nero su bianco lo stesso Benedetto XVI. Da segnalare che gli esperti che hanno fornito l’aiuto a Joseph Ratzinger per redigere la memoria ha sottolineato che il Papa emerito, all’epoca cardinale, quando accolse il sacerdote non sapeva nulla di quel parroco e che alla riunione del 1980 non era stato rammentato il motivo per cui doveva curarsi. Né venne deciso, peraltro, di impiegarlo nell’attività pastorale.

Padre Federico Lombardi, già portavoce di Papa Benedetto XVI, ha detto: “Mi ha colpito la sua sincerità, la sua intensità e la sua profondità. Come lui dice nel testo della lettera, ha vissuto un periodo doloroso in cui ha fatto un esame di coscienza, egli stesso: sulla sua vita, sui suoi comportamenti, sulla situazione della Chiesa oggi. Ha riflettuto su questo. La lettera che è il risultato di un tempo profondo, doloroso, di esame sincero davanti a Dio. È una persona anziana, che sa di andare verso l’incontro con il Signore e quindi verso il giudizio di Dio, dopo un periodo che è stato certamente di riflessione e di sofferenza per lui, ma anche di grande dibattito nella Chiesa, di confusione, di sconcerto”.

Una lettera che per Lombardi “manifesta un atteggiamento penitenziale profondissimo e molto sincero, di coinvolgimento e di condivisione della sofferenza delle vittime ma anche di tutto ciò che questo ha significato, non solo per le vittime ma anche per la comunità ecclesiale. E questo atteggiamento penitenziale sincero davanti a Dio è – credo – una grande testimonianza cristiana”.

Aggiornato il 09 febbraio 2022 alle ore 13:42