La burocrazia che frena lo sviluppo

“Vivere è diventato un esercizio burocratico” è una frase attribuita a Ennio Flaiano. Scartoffie, pratiche, impedimenti, competenze, chi-fa-cosa: un girone dantesco che si trasforma in un freno per lo sviluppo economico. Almeno stando a quanto sostengono gli imprenditori, come riportato in uno studio di Federcontribuenti.

“È dalla Unità di Italia che si parla della riforma della burocrazia, dal 1990 ci sono state in varie riforme della Pa – viene ricordato – la prima, la più importante, la riforma Cassese, che introduce i concetti di efficienza ed efficacia, per passare alle varie riforme legate al nome di Bassanini che introducono la devolution, la sussidiarietà (legata alla più grande svendita o liberalizzazione del patrimonio pubblico) e aprono il fronte alla riforma del Titolo quinto della Costituzione, con un impianto che ha creato la più grande confusione e sovrapposizione di competenze tra il centro e la periferia, per arrivare alla riforma Madia e alla riforma Brunetta”. Malgrado tutto questo impegno, però, “la burocrazia Italiana è ancora il grande problema di questo Paese e questo perché spesso si affronta con vere e proprie piroette burocratiche”.

Così, la vita per un’azienda medio-piccola può diventare un inferno. Secondo l’analisi, tale attività può incappare – in un anno – in 125 controlli “da 20 Enti diversi. In totale il sistema burocratico in Italia ha 136mila norme e ci costa circa 70 miliardi di euro”. Ma c’è dell’altro, ossia “tutto l’insieme dei grand commiss di Stato, alti burocrati, capi di Gabinetto, direttori di Ministeri, amministratori di società controllate, professionalità in larga parte di formazione giuridica, in gran parte scelti per cooptazione, formati culturalmente nell’idea di accrescere la propria influenza, controllando i processi decisionali, esperti nel costruire impalcature giuridiche complesse così da rendere indispensabile il loro supporto”.

Il che comporta che “nessun politico è tanto potente da poter fare a meno di loro. A fronte di eccellenze, la maggior parte di loro oltre alla inamovibilità, ha il potere della conoscenza di cavilli, codicilli che hanno il potere di bloccare o di ritardare ogni provvedimento. Il loro grande strumento di controllo è la ventilata possibilità di abuso di ufficio, strumento unico in questo monolite dotato di tanta elasticità da coprire tutto e il contrario di tutto”.

Per Federcontribuenti, quindi, ci troviamo davanti a una burocrazia diffusa, composta da “piccoli burocrati che hanno in mano il destino dei servizi e delle pratiche soprattutto delle piccole imprese e delle imprese artigiane e dei cittadini”. A ciò vanno aggiunte “procedure eccessive, mancata informazione delle informazioni, progetti telematici scarsi, problemi con i pagamenti elettronici”.

Il maggior imputato è “lo Stato per il 27 per cento dei cittadini, seguito dai Comuni (17 per cento), dall’Inps (11 per cento) e dalla Agenzia delle Entrate (10 per cento)”. In più, l’84 per cento degli imprenditori ritiene la burocrazia un freno allo sviluppo economico. Questa carenza è assolutamente drammatica in previsione della realizzazione dei progetti legati al Recovery plan, per la maggior parte progetti interdisciplinari e innovativi”.

Aggiornato il 26 settembre 2023 alle ore 11:11