Orsi e peluche

Il nome “Jj4” sta diventando, in questi giorni, più conosciuto di quello del ministro degli Interni. Adoperando la logica, parola che nell’uso e nel significato sta sfuggendo di testa ai più, cerchiamo di ragionare sui due aspetti principali della vicenda: quello legale e quello animalista.

Sul primo, bisogna anzitutto ricordare che i codici penali sono scritti per gli uomini e non è sensato applicarli agli animali. Specialmente considerando che lo scopo delle pene è quello rieducativo e che ovviamente gli animali non userebbero la punizione loro comminata in questo senso. Tutto questo sembra ovvio, eppure abbiamo l’impressione che non sia chiaro nemmeno per le istituzioni, visto che il Tar ha sospeso l’abbattimento dell’orsa come se si trattasse di un’esecuzione nel braccio della morte in attesa di altre prove (è un animale!). Una pena inflitta ad un animale per qualunque sua azione, anche nefasta come l’omicidio umano, è fuori luogo. Ma se non ha senso punire una bestia per ciò che ha fatto, è giusto abbatterla o allontanarla se è pericolosa per gli uomini. Perfino i genitori del povero runner ucciso hanno assolto l’orsa da colpe che non potrebbe avere essendo un animale, ma ciò non toglie che si dovrebbe decidere come agire per evitare che si ripetano le vittime di questi eventi. Ma ora guardiamo il secondo punto di vista.

Tutti gli animalisti rispondono semplicemente che l’orso non è colpevole perché è un animale, ma purtroppo ne abbiamo ascoltati anche tanti dire (speriamo senza pensarlo davvero) “non me ne frega niente del ragazzo morto”. Se queste sono le persone che ci dovrebbero insegnare l’amore per la natura, preferiamo impararlo altrove. Loro amano gli animali a prescindere da tutto, e non si accorgono di esagerare. Infatti vorremmo chiedere loro: gli animali sono tutti uguali o no? E se lo sono (come lo sono), allora perché si usano due pesi e due misure addirittura verso le stesse specie? Per esempio i cinghiali, che vengono venduti comunemente nei supermercati come cibo per noi ma anche come mangime animale, poi quando scendono in città, vengono difesi anche se attaccano le donne con la spesa o causano incidenti a volte mortali. E le stesse istituzioni, formate da uomini (e donne) evidentemente sensibili solo quando conviene loro, non intervengono. Delle due realtà, una sola sarebbe giusta: o si smette di mangiare e far mangiare ai nostri gatti carne di cinghiale, o i cinghiali in giro devono essere abbattuti e portati come gli altri al macello, per essere analizzati e trasferiti poi al consumo. Sempre cinghiali sono...

E ancora: gira una pubblicità, in tivù, dove un grosso polpo viene ucciso a botte sul tavolo e poi messo in una pentola di acqua bollente. Abbiamo da sempre tenuto in simpatia e stimato i polpi (che infatti non mangiamo) perché conosciamo la loro intelligenza, che non ha niente da invidiare (anzi!) a quella degli orsi. Eppure nessuno critica questa scena che a noi sembra un thriller. Allora, perché un polpo innocente può morire nell’indifferenza di tutti mentre un’orsa che ha ucciso un ragazzo (attenzione: senza mangiarlo, e questa è un’aggravante!) viene sostenuta da sciagurate manifestazioni? L’orso piace perché, specie da cucciolo, è ingannevolmente carinissimo e ci ispira i peluche per i nostri bambini, il polpo no e lo possiamo uccidere e mangiare. Questo dimostra che si vive una realtà travisata a nostro piacere dalle impressioni.

In conclusione, non auspichiamo la morte di Jj4 in quanto assassina, ma ne pretendiamo almeno l’allontanamento dalle zone dove possono circolare gli uomini, perché pericolosa. Ma se ciò non fosse possibile, non ci dorremo del suo abbattimento perché la sua vita non vale più di quella di un ragazzo di ventisei anni, né più di quella del polpo, e non gli si può dare la possibilità di ripetersi, perché non sarebbe più colpa sua, come forse non lo è stata nemmeno questa volta. L’Italia non è abbastanza grande per lasciare un grosso spazio agli orsi e ai lupi a svantaggio degli uomini che vogliono godersi la natura e frequentare quelle zone. Abbiamo sentito dire anche questo dagli animalisti, ormai diventati maggioranza della popolazione: se gli orsi sono pericolosi, gli uomini si ritirino dal loro habitat. Peccato che lo dicono abitando a Roma. Invece nuovi orsi non andavano immessi in quell’area e chi l’ha fatto non poteva ignorare che si sarebbero riprodotti in eccesso creando problemi. È chi ha preso quella decisione che va punito in tribunale, non l’animale. Ma punire i veri colpevoli con le pene giuste è un’impresa lontana dall’avverarsi ed è tutto un altro argomento...

Aggiornato il 27 aprile 2023 alle ore 09:59