II
POLITICA
II
Per conoscere Bettino Craxi. Senza intermediari
di
GIUSEPPE MELE
uesto 19 gennaio, a Coviolo,
frazione di Reggio Emilia si
è radunata una folla dal numero,
dato il contesto, non indifferente.
Vecchi terroristi, antichi compagni
e nomi celebri della teoria della
liberazione dei lavoratori dai par-
titi dei tempi degli anni di piombo
si sono accompagnati a tanti gio-
vani dei centri sociali e dei NoTav.
Ai drappi rossi, con stella, falce e
martello comunisti, sono seguiti
canti della resistenza come già vi-
sto alle esequie per via Rasella. I
fondatori di Potere Operaio e del-
le Br, Oreste Scalzone e Renato
Curcio erano lì, vivi e liberi, anche
senza grazia presidenziale o per-
dono delle scorte, risposatisi con
i freschi virgulti dell’ultima onda-
ta rivoluzionaria, più giovane di
20 anni. Con altri ex brigatisti,
Raffaele Fiore e Barbara Balzera-
ni, hanno ascoltato l’omelia del
collega Loris Paroli. L’occasione
era l’estremo saluto all’ex Br Pro-
spero Gallinari, il terrorista con-
tadino, come lui stesso si definiva,
morto 62enne per un infarto.
In 1000, celebri e meno, si sono
serrati attorno all’uomo che (forse)
uccise Aldo Moro. Peccato veniale,
di fronte all’irriducibile forza rivo-
luzionaria del Prospero, mancata
ai più celebri che sul finire degli
’80 si arresero. Forse per questo,
quando la bara è uscita dalla ca-
mera ardente, istintivo è stato l’al-
zar dei pugni a rivendicare un’idea
in fondo mai doma. Per molti gio-
vani, la nostra storia recente, è pas-
sata dai remoti Togliatti, Nenni,
Nitti e De Gasperi ad una attualità
statica i cui nomi sono in voga og-
gi come lo erano negli anni di
Piombo. Per i giovani, di destra o
di sinistra, l’era di Piombo è un’età
fanciullesca, un tempo di sogni, di
giochi e di eroi come Che, Sando-
kan e Zorro. Sensazioni vissute an-
che dai giovani di fine ‘800 che nel-
l’Italia finalmente unita trovarono
solo meschinità, mentre sognavano
le ardite missioni bombarole maz-
ziniane, il coraggio garibaldino, il
comporre a 20 anni l’inno nazio-
nale per poi pro patria mori. I gio-
vani d’oggi, commiserati ed esclusi,
invidiano i loro coetanei ’70 che
non blateravano da antisistema in
comodi istituzionali centri sociali,
ma combattevano armi in pugno.
Acca Laurentia, P38, le batta-
glie a Pisa, Roma, Bologna e Pa-
dova, i morti neri e rossi appaiono
loro concreti ideali vissuti e non
sognati, cui i rari blitz dei black
block assomigliano solo alla lon-
tana. Così è grande l’entusiasmo
per i luoghi, i simboli, gli avveni-
menti di quel tempo sfortunato. Ed
è inutile ricordare che era etero-
guidato, dentro la guerra fredda,
dalla lotta immane di grandi bloc-
chi mondiali. L’Italia ’70 era pove-
ra, classista, impregnata da mora-
lismi cattocomunisti, ma i giovani
non ci credono, come non crede-
vano quanto fosse contadina ed ar-
retrata l’Italia degli anni ’30. Pro-
spero (forse) uccise Moro, Bettino
Craxi voleva salvarlo. Tanto entu-
siasmo per il 19 gennaio, 13° an-
niversario della scomparsa di Bet-
tino, non c’è stato. Il primo ha più
fan; triste, ma è un dato di fatto.
Si sono registrati lamenti per il de-
litto politico ai danni del leader so-
Q
titi in lotta elettorale una sua agen-
da di 5 punti: ridurre le tasse sul
lavoro, azzerarle per chi assume,
rivalutare l’importo delle pensioni,
creare l’agenzia contro il lavoro
nero, ridurre i costi di 11,6 miliardi
della politica e riammodernare la
pubblica amministrazione. Il 3°
sindacato italiano, alle prese con
continue elezioni aziendali, nelle
medie e grandi imprese e nelle ca-
mere del lavoro di tutt’Italia resta
l’ultima, unica grande organizza-
zione di massa laicosocialista, non
esistendo, se non per vertici, partiti
socialisti o gruppi riformisti. Uo-
mini legati a Craxi ci saranno alle
regionali del Lazio, a sinistra dopo
l’esperienza dipietresca, l’ex Psdi
Tortosa, a destra l’ex assessore Ro-
bilotta. C’erano craxiani anche nel
governo Monti e nel governo pre-
cedente dove la 2 volte sottosegre-
tario Boniver, parlamentare da 34
anni, combatteva la sua guerra alle
rughe, poa cosa rispetto a quella
vissuta dal Paese.
Le istanze Uil non sono esclu-
siva difesa dei pur legittimi inte-
ressi dei lavoratori. Meno tasse,
soprattutto se si assume, meno
sprechi partitocratici, razionalità
nell’organizzazione della macchina
pubblica sono cose invocate dagli
imprenditori grandi, piccoli ed au-
tonomi. Meraviglierà ricordare che
si tratta della prima battaglia della
Lega di Bossi, prima ancora della
discesa in campo. I grandi sinda-
cati, seguono pedissequamente gli
ex Pci; fluttuano con quelli contro
cui scioperano. La Uil no; lucida-
mente cerca di salvare la produ-
zione dalla burocrazia, dall’am-
biente, dalla finanza, dalla giustizia.
Un laico onesto tanto più fosse
Giannino, di centrodx o Tp, non
potrebbe che sostenerne la piatta-
forma, se non ci fossero ostativi i
blocchi mentali che già isolarono
i Bissolati che alla fine aveva i voti
dei fascisti e l’odio dei compagni;
o i Buozzi, ucciso dai destri su sof-
fiata dei sinistri o i Craxi che salvò
l’Italia dal pauperismo tra i fischi
dei poveri. I giovani non possono
capire cosa sia il socialismo che nel
mondo vuole dire una cosa ed in
Italia il suo contrario. Non posso-
no capire cosa sia il riformismo,
storicamente chiusosi con la belle
epoque. Non sanno chi sia stato
Craxi, se il protettore di Berlusconi
e delle tv private, o un uomo sini-
stra e di potere del regime della
Resistenza? Finisce che per i gio-
vani Craxi fu, come ha scritto Pa-
nebianco, di destra. Né si può dare
loro torto se una platea liberale di
livello nel 2013 celebra Cavour,
mentre a citare Bettino, ultimo
eroe dell’onore nazionale, resta
Storace. Non è più tempo di bugie
e omissioni o delle confusioni in-
trodotte dai figli. Se il lavoro è
escluso dai luoghi decisionali, e ne
viene cacciato anche il capitale,
non vi rientreranno se non insieme
ed alleati. Ecco perché i giovani de-
vono conoscere Craxi, da soli e
senza vecchi intermediari interes-
sati, senza fermarsi all’inutile rim-
pianto giudiziario, ne devono co-
noscere l’amore verso l’Italia che
mai credette ingovernabile. A qua-
lunque costo, anche con il debito
pubblico, Craxi salvò l’Italia dai
Gallinari. Oggi tocca a Uil e laici,
senza blocchi, evitarle il perdurare
di nuovi sonni della ragione.
I giovani non possono
capire cosa sia davvero
il socialismo,
che nel mondo
vuole dire una cosa
e in Italia esattamente
il contrario. Né possono
capire cosa sia
il riformismo,
storicamente chiusosi
con la belle epoque.
Non sanno chi sia stato
Craxi, se il protettore
di Berlusconi
e delle tv private,
o un uomo di sinistra
e di potere del regime
della Resistenza.
Ecco perché i giovani
devono conoscere
Craxi, da soli
e senza vecchi
intermediari interessati.
Senza fermarsi all’inutile
rimpianto giudiziario,
ne devono conoscere
l’amore verso l’Italia
che mai credette
ingovernabile
cialista, lampante nella lettura della
sentenza Enimont ’97 della corte
d’Appello di Milano e rimpianti
per la sua epoca modernizzatrice,
quando eravamo i primi. Ormai
ogni vulgata ha pulito l’effigie di
Bettino, riconosciuto capro espia-
torio e l’accusa di ladrocinio si è
spostata verso la politica tout
court. Anche l’ultima tempesta sca-
tenatasi indirettamente sui socia-
listi con il caso Lavitola è finito,
col risultato prezioso di zittire per
sempre la voce degli ex Psi presenti
nel centrodx, tra le feste, chissà
perché, anche dei Finetti e Critica
Sociale. Tirato per la giacchetta da
destra e da sinistra, Craxi è stato
evocato tante volte senza però che
fosse mai una cosa seria. Ormai si
è smesso anche di cercare un ri-
scatto nella toponomastica. I ma-
gistrati regnano sempre sovrani,
Mani Pulite non è stata rivista.
L’uso politico della giustizia più
che un’azione politica resta un ti-
tolo da convegno, come il premie-
rato o le città metropolitane. Il fi-
nanziamento dei partiti, illegale o
no, è sempre più ricco.
Le modalità di svendita dell’Iri
come l’abbandono di molti settori
economici chiave non sono parte
del dibattito politico; anzi, molti
non danno più nemmeno chances
alla nostra manifattura. I laici non
fanno mea culpa per aver abban-
donato il loro miglior esponente,
mentre sventolano i ritratti di Ro-
nald e Margaret e si lamentano del
crescente fasciocomunismo. Il 10
gennaio la Uil ha proposto ai par-
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2013
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