Federalismo e

Pubblichiamo la sesta (e ultima) parte della nostra "breve storia" del pensiero federalista italiano. Come accennato precedentemente, l’archetipo illuminista del pensiero politico federalista è Immanuel Kant, secondo cui il diritto consiste nella «limitazione della libertà di ciascuno alla condizione che essa si accordi con la libertà di ogni altro». La libertà di ognuno coesiste con la libertà degli altri. Ovviamente l'uomo kantiano non può non avere bisogno di un padrone, data la facilità con cui cede all'istinto egoistico. Ma il padrone non è un altro uomo, bensì il diritto stesso.

Con un pragmatismo di sorprendente attualità, Kant comprende già nella prima metà del Settecento che gli uomini tendono a unirsi in società più per una situazione di comodo per vera convinzione etica. In poche parole: si associano per la propria sicurezza e si dissociano per i propri interessi. Motivo per il quale Kant teorizza lo "Stato repubblicano" basato sui "Tre principi della ragione":

- La Libertà (in quanto uomo), ovvero la facoltà di non obbedire ad altre leggi tranne che a quelle a cui ho potuto dare consapevolmente il mio consenso;

- L'Uguaglianza di tutti quanti di fronte alla legge (in quanto componenti la comunità), ovvero il rapporto tra i cittadini per il quale nessuno può costringere legalmente l'altro senza che egli contemporaneamente si sottoponga alla legge, secondo la quale egli può a sua volta essere obbligato dall'altro alla stessa maniera;

- L'Indipendenza dell'individuo (in quanto cittadino).

Questa visione dello Stato va in contrasto con qualsiasi dispotismo, anche apparentemente paternalistico. L'ammirazione diffusa tra i politologi del tempo per i cosiddetti sovrani illuminati vede Kant diffidente, rifiutando la politica che ha come guida l'uso della forza: «Non c'è da attendersi che i re filosofeggino o che i filosofi diventino re, e neppure è da desiderarlo, perché il possesso della forza corrompe il libero giudizio della ragione » (Immanuel Kant, Per la pace perpetua, 1795). Secondo Kant infatti, «un governo paternalistico è il peggiore dispotismo che si possa immaginare», dato che costringe i sudditi ad attendere che il capo dello Stato giudichi solo mediante la sua falsa bontà, mentre è essenziale “essere liberi per poter esercitare le proprie forze nella libertà”.

1. Nessun trattato di pace può essere considerato tale se contiene una tacita riserva di argomenti per una guerra futura.

2. Nessuno stato indipendente può essere acquistato da un altro.

3. Gli eserciti permanenti vanno aboliti (non quelli volontari, che servono a difendere la patria).

4. Non si devono contrarre debiti per fare una guerra.

5. Nessuno stato si deve intromettere con la forza nella costituzione e nel governo di un altro stato (tranne quelli che lo fanno per aiutare uno stato che si è diviso in due).

6. Nessuno stato in guerra deve compiere contro il suo nemico atti che possano far perdere la fiducia in una pace futura; altrimenti si ha uno sterminio, ossia «una pace perpetua basata solo sul grande cimitero del genere umano». La costituzione repubblicana è la migliore per raggiungere la pace perpetua perché comandano i cittadini, i quali sono i primi a rimetterci se c'è una guerra.

• Si antepone pertanto la forma del dominio ( monarchia, aristocrazia, oligarchia) alla forma del governo: kant sintetizza che o c’è la forma repubblicana o c’è la forma dispotica, tertium non datur;

• Ogni forma di governo non rappresentativa è informe: più piccolo è il numero dei governanti, maggiore è la loro forza rappresentativa, che quindi si avvicina di più all’efficienza del regime repubblicano;

• Il diritto internazionale deve fondarsi su una federazione di stati liberi: un popolo non può essere considerato come un unico individuo, perché ogni popolo, ossia ogni Stato, non è sottomesso a una legge comune, deve essere indipendente e collaborare alla stesura delle leggi federali;

• Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni di un'ospitalità universale, ossia al diritto di uno straniero che arriva sul territorio altrui di non essere trattato ostilmente (il famoso diritto di visita). Concetto base: la terra è sferica, non infinita, quindi bisogna rassegnarsi a coesistere dividendone equamente la superficie. L'accordo della politica con la morale è possibile solo in un'unione federativa, poiché una federazione di stati mira ad allontanare la guerra, ed è il solo stato giuridico compatibile con la loro libertà. Quindi si ha che la politica si accorda facilmente con la morale intesa come etica, ma la politica non si accorda facilmente con la morale intesa come dottrina del diritto, davanti alla quale la politica dovrebbe inginocchiarsi.

Conclusioni Le istituzioni statali nazionali non riescono più a far fronte alle nuove dimensioni dei problemi sociali; uno stato federale può supplire all’inadeguatezza delle istituzioni statali nazionali a far fronte alla dimensione sovranazionale dei problemi emergenti, le grandi crisi economiche, la criminalità, il terrorismo, le influenze dello sviluppo tecnologico sui processi decisionali. Ancora oggi purtroppo le istituzioni comunitarie sono paralizzate dall'incapacità di concepire un unico vero "governo europeo”. Gli egoismi nazionali e gli interessi dei grossi centri di potere politico - finanziario lo impediscono sistematicamente, inficiando l’affermazione della vera politica europea finché il Parlamento sarà composto da partiti privi di una autentica vocazione europeista e incapaci di rappresentare gli interessi dei gruppi sociali ed economici che si vanno formando nell'Europa politica. In estrema sintesi, nonostante il Premio Nobel, il diritto comunitario è rimasto incompiuto.

(6/ Fine)

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:31