La crisi mediorientale e le sue radici

Se fosse l’Occidente un perno della crisi epocale che in questi giorni irrompe per forza maggiore anche nei mass media? Se fossero questo impunito complesso di superiorità da una parte e questo maledetto senso di colpa occidentale, due facce della stessa medaglia logora, a spingere il mondo verso una destabilizzazione foriera di una vigilia di guerra mondiale? Parliamo di un Occidente con un percorso secolare che ha attraversato il suo Medioevo, passando per il rinascimento, l’illuminismo e il pensiero critico per arrivare alla democrazia e allo Stato di diritto per finire poi ad un liberismo dove conta solo il profitto e il denaro. Dov’è quell’Occidente costruito sui valori ridefiniti in base ai diritti dell’uomo e a leggi obbedienti a questi valori, che perfino nei suoi territori rinuncia ai propri valori e calpesta e fa calpestare le sue leggi?

L’Organizzazione delle Nazioni Unite, dove il potere dei Paesi occidentali è determinante, dapprima condanna 69 volte il regime teocratico di Teheran per la forte e ripetuta violazione dei diritti umani; la stessa organizzazione, le Nazioni Unite, consegna la presidenza del Forum Onu per i diritti umani all’Iran dei mullà! Che cos’è questo obbrobrio se non un insulto ai diritti e buttare nel fango tutti quei valori che per ottenerli è stato versato il sangue, soprattutto il sangue del popolo occidentale. Il forum dell’Onu, come dal suo statuto, dovrebbe “promuovere la coesione sociale basata su principi di giustizia sociale, equità e solidarietà”.

Orbene, la teocrazia di Teheran quali di questi “buoni propositi” promuove, se non esattamente il contrario? Proprio l’altro giorno è morta dopo un mese di agonia nell’inferno di Teheran la bellissima sedicenne Armita Garawand, colpita dalla polizia morale del regime. Stupisce vedere che Papa Francesco chiami Ebrahim Raisi, presidente della dittatura teocratica di Teheran! Un analfabeta responsabile dell’impiccagione di 33700 dissidenti politici avvenuta in Iran in poche settimane nel 1988. Per dialogare bisogna essere in due ed avere un obiettivo. Per dialogare bisogna avere qualcosa da dare e avere soprattutto la volontà e la capacità di dare. Cosa ha da dare la teocrazia di Teheran se non barattare la libertà e la dignità del suo popolo in cambio del silenzio e della condiscendenza per la conservazione del suo potere. Non basta mezzo secolo di prove? Il mondo non occidentale, variegatamente denominato nel tempo, cosa ha avuto dall’Occidente e dalla civiltà occidentale, se non nel passato il colonialismo e il saccheggio e ora il sostegno ai suoi carnefici. Basta sentirsi in colpa e continuare come prima? Cosa dire di questo Occidente, il Belgio, che consegna al regime teocratico di Teheran il diplomatico-terrorista Assadollah Assadi, dopo che era stato preso in flagrante, processato e condannato a 20 anni di carcere per un gravissimo atto di terrorismo stragista? Cose che hanno fatto, negli anni, la Francia, la Germania, la Svizzera. Il mese scorso gli Stati Uniti hanno deliberato all’Iran 6 miliardi di dollari per liberare i suoi “ostaggi”, e non è nemmeno la prima volta che accade. Davvero possiamo credere che parlare e biasimare il terrorismo sia sufficiente per abbatterlo?

L’Occidente non sa che in questo momento nelle carceri iraniane ci sono decine di ostaggi occidentali in attesa di essere barattati? Forse i numerosi esperti dei media non lo sanno, ma un attacco come quello del 7 ottobre si organizza in anni, e non è neanche difficile individuare di chi siano le mani che manipolano i fili dietro al palco, le mani dello Stato islamico di Teheran. Si dice addirittura che l’idea fosse di Qhassem Soleimani!

E se paradossalmente il problema fosse che l’Occidente democratico ha timore della contaminazione della democrazia nelle altre parti del mondo? Chi ha dubbi oggi sulla malattia della democrazia in tutto l’Occidente?

Chi è che non sappia che questo Occidente democratico avversa e impedisce la democrazia in terre altre da sé. Appunto, bisogna isolare, ignorare e annientare tutti quei movimenti che non rientrano nel disegno occidentale. Altrimenti come interpretare il sostegno al regime teocratico inviso al popolo iraniano e al movimento della sua resistenza organizzata che lottano assiduamente per la democrazia nel Paese?

L’Occidente getti via il ridicolo complesso di superiorità e l’assurdo senso di colpa. Cerchi la soluzione che c’è. Sanifichi coraggiosamente la sua politica. Comprenda che apparteniamo ad un’unica Umanità. In più navighiamo sulla stessa barca, che in questo momento storico non procede in acque tranquille, ma noi, tutti, possiamo e dobbiamo raddirizzare la rotta. Queste aberrante e demente discriminazione “noi” e “voi”, non ha alcun senso. L’insopportabile tifoseria nella drammatica guerra di Gaza deve finire! Deve iniziare l’ora in cui si individua il problema e si cerca la soluzione. L’annosa e dolorosissima guerra tra palestinesi e Israele, come tutti i problemi, ha una soluzione. Il primo passo è risanare di infezioni la ferita della questione palestinese, levando gli ostacoli sulla via della creazione di due popoli e due Stati. Accantonare la miopia e il lassismo della comunità internazionale, isolare la politica cieca della estrema destra israeliana e rafforzando le forze palestinesi che credono nel progetto. Ma soprattutto eliminare le ingerenze della teocrazia di Teheran che semina morte in tutto il Medio Oriente per la propria sopravvivenza. Il regime teocratico al potere in Iran, sotto il colpevole silenzio dell’Occidente, ha sulla coscienza centinaia di migliaia di morti mussulmani, sunniti e sciiti, in Iran, Iraq, Siria, Yemen, Libano e ora drammaticamente a Gaza.

È solo una mera illusione pensare che con la teocrazia di Teheran, testa di serpente dell’instabilità e dell’integralismo islamico, si possa instaurare la pace in Medio Oriente. Perché le radici dell’acuirsi della dell’attuale crisi mediorientale e guerra in Gaza affondano nella teocrazia di Teheran e sono la sua ragion d’essere. In altre parole, per instaurare la stabilità in Medio Oriente il rovesciamento del regime iraniano è un prerequisito; rovesciamento che verrà fatto dal popolo iraniano e dalla sua resistenza organizzata; l’Occidente non lo ostacoli!

Aggiornato il 10 novembre 2023 alle ore 14:06